Burlando, Repetto e il silenzio degli indecenti

(...) si sono rincorsi centinaia di commenti alla sua lettera aperta.
Oppure, le foibe. Da quando abbiamo pubblicato il primo articolo sul convegno della Provincia con gli slogan negazionisti, il nostro telefono squilla in continuazione. Idem, le lettere che continuano ad arrivare. E identica sorte è toccata alla toccante e dolcissima testimonianza di Antonino Azzarà, che ha lasciato il segno. Soprattutto, si è mossa anche la politica. Si sono mossi persino Pdl e dintorni che, per una volta, hanno lasciato da parte temi di interesse nullo come il buco della sanità (diventerà interessante qualora vengano aumentate le tasse regionali con questa scusa, ma si tratta di un’altra storia), che pure hanno eccitato Biasotti e i suoi al punto di essere una delle chiavi della sconfitta elettorale.
Quindi, finalmente anche la politica di centrodestra - finora attenta soprattutto a farsi vedere in prima fila al 25 aprile in nome del politicamente corretto - prova a dare voce a chi non ha voce. E a chi è stato privato anche del diritto ad avere una voce. Il consigliere provinciale biasottiano Massimo Pernigotti ha lanciato per primo il sasso con una richiesta di informazioni in Consiglio; il sempre attento vicecapogruppo del Pdl Paolo Bianchini l’ha seguito a ruota e il consigliere comunale genovese Stefano Balleari, che sfodera idee con la stessa eleganza delle pochette, ha scritto al Giornale per rincarare la dose: «Ho molto apprezzato la pubblicazione della testimonianza dell’Amico Antonino Azzarà che, con puntualità e dovizia di particolari, ha saputo ben descrivere l’orrore terribile di quella pagina di storia contemporanea che purtroppo spesso è stata consapevolmente dimenticata e ignorata dai libri di testo, dagli insegnanti a qualsiasi livello e, quel che è peggio, per troppi anni archiviata dalle istituzioni. Nello specifico, l’assessore Devoto ha ampiamente dimostrato, con le sue improvvide asserzioni, un’evidente ignoranza su date e fatti di una storia che ci riguarda molto da vicino».
Insomma, qualcuno - come Pernigotti, Bianchini e Balleari - inizia a svegliarsi. Qualcuno, soprattutto, inizia a sentire le urla nel silenzio di chi non ha voce. Di chi ha visto trucidare fratelli, sorelle, mamme, papà, nonni, nonne, amici e soprattutto ha visto togliere anche a loro anche il diritto alla memoria.
Proprio per questo, incalziamo e incalzeremo sempre anche il presidente della Provincia Alessandro Repetto, persona perbene che continua nel suo silenzio sul caso, e il presidente della Regione Claudio Burlando. Affinchè «la Liguria di tutti» sia qualcosa che va oltre uno slogan, bello e efficace, ma limitato ai manifesti elettorali. Ancora ieri, la risposta alle espressioni di sentimento e alle richieste di informazioni in consiglio provinciale è stata delegata all’assessore alla Cultura Giorgio Devoto. Che, coerentemente (non è detto che la coerenza sia sempre un merito), ha ribadito il suo punto di vista, come aveva fatto già sul Giornale di ieri intervistato dal nostro ottimo Ferruccio Repetti.

Ma Devoto è un uomo del Partito dei comunisti italiani, che quella posizione sulle foibe ce l’hanno quasi nel Dna.
È il silenzio dei moderati, almeno per autodefinizione, quello che fa più male. Il silenzio degli indecenti.
Dal canto nostro, noi non taceremo. Finchè batteranno un colpo.

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