Bus nel burrone: morti 26 pellegrini in Francia. Erano tutti polacchi.

La strada della tragedia è una delle più pericolose del Paese: per percorrerla serve uno speciale sistema di freni di sicurezza. Ma il pullman non era a norma. Tornavano da una visita a Notre Dame de la Salette, vicino a Grenoble. I sopravvissuti sono 24, di cui 14 gravi

Bus nel burrone: morti 26 pellegrini in Francia. Erano tutti polacchi.
Parigi -È colpa dell’autista se un autobus di pellegrini polacchi è finito in un precipizio in Francia, compiendo un volo di quaranta metri, incendiandosi in fondo a un burrone e provocando una vera e propria strage : 26 morti e 24 feriti, 14 dei quali sono ricoverati in ospedale in gravissime condizioni. Lo ha detto il primo ministro francese François Fillon, secondo cui il mezzo pesante non avrebbe potuto percorrere la rapida «discesa di Laffrye» sulle Alpi del dipartimento dell’Isère, dov’è avvenuta la tragedia. Quel percorso è noto per la sua storia (è la cosiddetta «route Napoléon», utilizzata nel 1814 dall’imperatore evaso da Sant’Elena) e per la sua estrema pericolosità. Il tragitto è vietato agli autobus e ai camion sprovvisti di un particolare sistema di freni di sicurezza.

Il disastro è avvenuto ieri mattina alle 9,30 nel comune di Notre Dame de Mesage, sulla nazionale 85, tra le città di Grenoble e di Gap, sullo stesso luogo in cui 43 persone persero la vita nel 1973 a seguito di un identico incidente ad un autobus di turisti belgi. I pellegrini polacchi (originari della parrocchia di Szczezin, nella Pomerania occidentale) erano stati in visita al vicino santuario di Notre Dame de la Salette. I viaggi di questo genere da parte dei pellegrini polacchi sono sempre più frequenti in Francia. Spesso avvengono in autobus, ma questa volta - secondo il primo ministro Fillon, arrivato sul posto nel primo pomeriggio - il mezzo non era dotato delle misure di sicurezza necessarie a percorrere quel particolare tratto della famosa «route Napoléon», al di sotto della quale scorre un torrente alpino detto La Romance.

Lo spettacolo apparso agli occhi dei pompieri e delle squadre di soccorso era agghiacciante. «Non so come qualcuno abbia potuto uscir vivo da quel groviglio di lamiere in fiamme», è stato il commento di uno dei primi francesi giunti sul posto allo scopo di aiutare i malcapitati pellegrini polacchi. I corpi della maggior parte delle vittime erano carbonizzati e irriconoscibili. Per dar loro un nome sarà necessario ricorrere al test del Dna. La locale prefettura ha fatto scattare il «piano rosso» in tutta la zona allo scopo di deviare il traffico stradale e di concentrare le attività di medici, poliziotti, pompieri e gendarmi nel tentativo di aumentare al massimo l’efficacia dei soccorsi. Vicino al luogo della tragedia è stato installato un campo medico «avanzato», con tende e materiale di pronto intervento. I feriti sono stati in seguito avviati in elicottero all’ospedale di Grenoble, il più importante di questa parte della Francia.

Non mancano le polemiche. I giornalisti polacchi pensano che Fillon cerchi di cavarsela a buon mercato, attribuendo l’intera responsabilità al guidatore dell’autobus. Dicono che - se quel tratto di strada era tanto pericoloso - si sarebbe dovuto fare ben di più per migliorare le condizioni di sicurezza dopo l’incidente del 1973 all’autobus belga.

Contestano l’efficacia del sistema di segnali stradali che incitano alla prudenza o che vietano il tragitto ad una parte dei mezzi pesanti. Concludono che ci sono anche responsabilità francesi dietro un incidente di questo genere. A loro volta i gendarmi francesi pensano che l’autobus non fosse in ottime condizioni.

Una cosa è certa: i freni non hanno funzionato adeguatamente al momento della terribile «discesa di Laffrye», che il pullman percorreva a una velocità di 70 chilometri orari. L’autista ha pigiato come poteva sul pedale del freno, ma il mezzo non ha reagito. Ha infranto un ridicolo parapetto di protezione e ha cominciato a volare, rimbalzando due o tre volte sul costone della montagna. Giù verso il greto della Romance. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha telefonato al suo omologo polacco Lech Kaczynski per esprimergli il proprio cordoglio e per invitarlo sul luogo della tragedia. Kaczynski ha accettato e si è subito recato in Francia.
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