Bus nel dirupo: «Si era accesa una spia»

I segni sull’asfalto mostrerebbero un possibile guasto ai freni

Massimo Malpica

da Roma

Dodici morti e venti feriti, sei dei quali in gravi condizioni. Un’indagine che per ora ipotizza, a carico del proprietario del mezzo e dell’autista - il 38enne Adamo Cellini, ricoverato in coma farmacologico - i reati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni colpose. Indagine affidata al pm Leonardo Frisani, curiosamente lo stesso magistrato che si sta occupando dell’altro «affaire» che riguarda Italia e Turchia, l’omicidio a Trebisonda del sacerdote Andrea Santoro. Pesantissimo il bilancio del terribile incidente che due notti fa ha visto un pullman con 31 turisti turchi, appena uscito da un ricevimento, volare nel vuoto per 15 metri, finendo la sua corsa nel giardino di un condominio in via Romeo Romei, al Trionfale, sfiorando gli appartamenti di un edificio.
Il giorno dopo la tragedia, mentre l’ambasciata turca crea un’unità di crisi per coordinare il rimpatrio delle salme e dei feriti, si cerca di dare una risposta al perché di quello schianto. Anomalo, anche perché avvenuto ad appena qualche decina di metri di distanza dal grande cancello di Villa Miani, dove i passeggeri del bus avevano appena partecipato alla cena aziendale che concludeva il viaggio premio offerto dalla Ford ai suoi concessionari turchi. Proprio la vicinanza tra il punto di partenza e quella breccia nel muretto di contenimento rende difficile immaginare la dinamica. Dai segni dei pneumatici sull’asfalto di quel ripido tornante è evidente una frenata non omogenea: solo in corrispondenza delle ruote di sinistra è rimasta la traccia scura della gomma, evidenziata dai segni in gesso della polizia municipale. Forse dopo aver approcciato la stretta curva e schiacciato il pedale del freno, l’autista ha perso il controllo del mezzo per il bloccaggio delle sole ruote di sinistra, con il risultato che il veicolo si è diretto inesorabilmente verso il vuoto. «Potrebbe trattarsi di un guasto, forse all’impianto frenante, ma non escludiamo un malore dell’autista», aveva detto già a caldo il comandante dei vigili del fuoco della Capitale, Guido Parisi. E i vigili urbani che hanno compiuto i rilievi su quel tratto di strada arrivano alle medesime conclusioni, aggiungendo la possibilità dell’«errore umano». Escluso dai genitori dell’autista, che rimarcano come l’uomo sia prudente e astemio.
Ma parallelamente ai rilievi sulla strada e sull’autobus (recuperato ieri dopo ore di lavoro con l’ausilio di tre gru), posto sotto sequestro per controllare le condizioni di pneumatici, meccanica, impianto frenante (era stato revisionato nel 2005) e per analizzare il cronotachigrafo, si valutano anche i racconti dei testimoni. I feriti in migliori condizioni ieri hanno raccontato di aver sentito un «forte soffio», come una perdita d’aria compressa, e un cicalino di allarme, dopo i quali il pullman avrebbe acquistato velocità per poi sfondare il parapetto e finire nel dirupo. Uno dei superstiti, il 50enne Sami Senturk, dal suo letto del Policlinico Gemelli ha raccontato a un manager della Ford in visita in ospedale che «l’autista guidava troppo veloce e in maniera instabile, ma può essere che ci sia stato un problema con i freni».

E se il principale indiziato diventa l’impianto frenante, per definire la dinamica del disastro bisognerà attendere le consulenze tecniche dei periti. E i risultati delle analisi mediche che stabiliranno le condizioni di salute dell’autista al momento dell’incidente.

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