Bush in Afghanistan: «Prenderemo Osama»

E a Karzai ribadisce: «Teheran non può avere armi atomiche» A Mosca fumata nera sul nucleare iraniano

Fausto Biloslavo

da Kabul

Caccia della Nato a volo radente, uno sciame di elicotteri, traffico e telefonini bloccati, per timore di autobombe, hanno accompagnato la visita a sorpresa del presidente americano George W. Bush in Afghanistan. La prima di un inquilino della Casa Bianca dagli anni Sessanta, quando c’era la guerra fredda e il re Zahir Shah. In una breve conferenza stampa assieme al presidente afghano, Hamid Karzai, Bush si è detto sicuro che Osama Bin Laden «sarà assicurato alla giustizia» e ha ribadito che «l’Iran non deve dotarsi dell’arma atomica».
Una visita a sorpresa, di sole cinque ore, ma dall’indubbio significato politico, dato che apre il viaggio in Asia del presidente Usa. L’Air force one è atterrato ieri mattina nella grande base aerea di Bagram, a nord di Kabul. Ora in mano agli americani, l’aeroporto fu costruito dai sovietici durante l’invasione dell’Afghanistan degli anni Ottanta. Un nugolo di elicotteri ha trasportato Bush, sua moglie Laura e il segretario di stato Condoleezza Rice nella capitale afghana. Karzai attendeva l’illustre ospite al palazzo presidenziale, ex reggia della monarchia afghana nel centro città. Dopo un incontro a porte chiuse fra i due capi di Stato, Bush ha molto apprezzato il pranzo e la tradizionale ospitalità di questo disgraziato Paese al crocevia dell’Asia ancora infestato dai resti dei talebani e di Al Qaida. Secondo fonti afghane fra i commensali c’erano i principali protagonisti della scena politica locale compreso il presidente del parlamento, Yunes Qanooni e il leader degli sciiti, Mohammed Mohaqeq, che ha ottimi rapporti con Teheran. Non sarebbero mancati, però, alcuni personaggi scomodi come l’integralista Abdul Rasul Sayaf e l’ex uomo forte del Paese, il maresciallo Mohammed Fahim.
Karzai e Bush hanno rilasciato alcune dichiarazioni in uno dei giardini del palazzo, con alle spalle un’impettita guardia afghana in alta uniforme. «Siamo impressionati dai progressi che sta compiendo il vostro Paese. La gente del mondo intero guarda all'esperienza in Afghanistan. Man mano che avanza la democrazia, questa ispirerà altri popoli e nazioni. E man mano che il mondo diventerà più libero, sarà anche più pacifico» ha esordito Bush rivolgendosi al presidente afghano. D’altro canto Karzai aveva introdotto l’ospite definendolo «il nostro grande amico, che ci ha aiutato a liberarci» dal giogo talebano.
Il presidente americano si è detto certo che Osama Bin Laden «sarà assicurato alla giustizia. Truppe americane, soldati afghani e reparti pachistani sono alla caccia di Osama. Stiamo facendo costanti progressi nello smantellamento della rete di Al Qaida. La questione non è più se, ma solo quando Osama e i suoi complici saranno catturati».
Bush ha colto l’occasione per ribadire che «l'Iran non deve dotarsi di armi nucleari». Secondo il presidente Usa «sarebbe la cosa più destabilizzante che possa accadere a questa regione e al mondo intero». Bush ha però ammesso che Teheran «può utilizzare il nucleare per scopi civili» facendo riferimento al piano russo che prevede l’arricchimento dell’uranio iraniano sul proprio territorio. Del programma nucleare degli ayatollah si è discusso ieri a Mosca tra iraniani e russi. Ma i colloqui si sono arenati sul problema della moratoria, chiesta a Teheran da Russia, Ue e Aiea. La delegazione iraniana dovrebbe tornare oggi in patria.
Il capo della Casa Bianca ha anche inaugurato simbolicamente l’ambasciata americana a Kabul, una fortezza ingrandita e ristrutturata da qualche mese. In mattinata era suonato l’allarme per la segnalazione di una macchina imbottita di tritolo, guidata da un kamikaze, in viaggio sulla strada dell’aeroporto e verso Jalalabad, dove si trova la base del contingente italiano di 500 uomini della missione Isaf. Una coppia di caccia bombardieri F 16 della Nato sono decollati sorvolando a bassa quota alcune zone periferiche di Kabul ed un nugolo di elicotteri in formazione di combattimento ha scortato Bush al rientro nella base di Bagram, dove ha arringato i soldati, per poi ripartire nel pomeriggio verso l’India. Da uno degli elicotteri, i mitraglieri ai portelloni laterali hanno sparato raffiche di avvertimento verso possibili nascondigli fra le rocce di forze ostili.
In concomitanza con l’arrivo del presidente Usa è stata sedata la rivolta dei prigionieri del penitenziario di Pol i Charki, alla periferia della capitale, che da domenica scorsa aveva provocato cinque morti fra i detenuti e decine di feriti.

Il nocciolo duro dei rivoltosi era composto da circa 350 talebani e terroristi di Al Qaida, compresi alcuni arabi, che dal blocco numero due, occupato fino a ieri, gridavano «morte a Bush, morte a Karzai, viva l’Islam».

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