Alberto Pasolini Zanelli
da Washington
Il presidente parlava dal suo podio avendo accanto il nuovo portavoce della Casa Bianca. «Il mio compito - ha detto Bush - è di decidere: il suo di raccontare che cosa ho deciso». Luomo chiamato a questo compito è Tony Snow, un commentatore televisivo che ancora nel settembre scorso ha definito Bush così: «Nessun altro presidente è apparso così impotente come lui quando si tratta di difendere i suoi poteri e le sue prerogative». Poco prima aveva definito Bush «imbarazzante», accusandolo di avere «perso il controllo del bilancio federale», condotto una politica interna vagolante. Tutte critiche cui i leader della Casa Bianca finiscono con labituarsi, compreso Bush: tranne che alla prima, perché è davvero sorprendente sentir tacciare di «indeciso» luomo che non solo è un accanito decisionista ma che ha anche creato una nuova parola per definirsi tale: decider. Nuova non nel senso che non esista nel vocabolario ma nel senso che non la usa mai nessuno. Il penultimo è stato una caricatura di Superman che assomigliava tanto a Bush. Decider si può tradurre con «decisore», termine non molto frequente neanche nella nostra lingua. Comunque non è una parola strettamente inventata e quindi come gaffe non è nelle prime file della folta collezione bushiana, che si è arricchita di recente di un neekelar, che dovrebbe voler dire nuclear. Decider ha avuto però maggior fortuna, soprattutto perché è diventato il termine che descrive il ruolo delle moglie nelle coppie americane. Tony Snow è stato nominato al culmine del pettegolezzo sui cosiddetti neologismi del presidente, ma anche al punto più basso della sua popolarità. Lultimo sondaggio pubblicato dà lindice di approvazione per Bush al 33 per cento, inferiore perfino a quello del ministro della Difesa Rumsfeld, di cui pure la maggioranza degli interpellati auspica le dimissioni o il licenziamento. SullIrak 55 americani su cento si sono convinti che la guerra sia stata un errore e solo 39 su cento continuano ad appoggiarlo.
Quel che è più grave per Bush, ben pochi americani lo seguirebbero nelleventualità di un bis nei confronti dellIran. Sono favorevoli a una azione militare solo 13 su cento. Sessantatré su cento vogliono che si vada avanti con le pressioni diplomatiche e 21 su cento preferiscono addirittura, se posti di fronte alla scelta, «non fare niente». Una pesante palla al piede in un momento in cui scelte importanti potrebbero anche essere imminenti. Bush resta un decider e quindi non si fa guidare dai sondaggi. Tuttavia si dà da fare da tempo per correggerli, ma finora senza esito. Tony Snow potrà aiutarlo e ne ha le più ferme intenzioni. Le sue critiche passate, anche acerbe, vanno intese, ha spiegato, in un contesto satirico: «Avreste dovuto sentire cosa dicevo degli altri». Egli è un deciso e reciso conservatore, lavora da anni alla Fox News, il canale più bushista che si possa trovare su un teleschermo americano. Ci si attende da lui non solo che difenda il presidente ma addirittura che lo inciti a mantenere la linea attuale e perfino ad essere «più deciso» o «decisore» che si voglia.
Servirà? Snow non è uno dei soliti personaggi televisivi prestati alla politica, semmai il contrario. Ha un passato come compilatore dei discorsi di un altro presidente Bush, il padre. Che è considerato, rispetto al figlio, un «moderato»; ma non è Bush sr. che Snow oggi serve bensì Bush jr. È un uomo molto più articolato che non il suo predecessore McClellan. È considerato un intellettuale di destra ed è ovunque rispettato. Lunico dubbio riguarda proprio le gaffe. Perché se era lui a scrivere i discorsi di papà Bush, qualche dubbio è lecito: anche a quei tempi le gaffe abbondavano. Al punto che circolava una definizione: «Reaganismo è una concezione politica, bushismo un errore di sintassi».
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