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Bush impedì l'attacco israeliano all'Iran

Il premier Olmert voleva bombardare i siti nucleari di Teheran e informò la Casa Bianca. Ma il presidente Usa non approvò l’operazione temendo ritorsioni iraniane in Iraq e Afghanistan

Bush impedì l'attacco israeliano all'Iran

Pronti all’azione. Il raid aereo è già pianificato. Gli obbiettivi sono i siti nucleari dell’Iran, dove il regime prosegue a marce forzate verso la costruzione dell’atomica. Per Israele è una minaccia mortale, inaccettabile e da tempo il governo di Ehud Olmert, assieme ai vertici militari, ha messo a punto un piano per neutralizzarla. Ma senza il via libera degli Stati Uniti non è possibile colpire. Il premier israeliano ne è consapevole e il 14 maggio scorso affronta la questione in un faccia a faccia con George W. Bush, in occasione della visita in Israele del presidente americano per le celebrazioni del 60mo anniversario della nascita dello Stato ebraico. Bush, rivelano fonti diplomatiche al quotidiano britannico Guardian, non avrebbe approvato l’iniziativa temendo ritorsioni iraniane contro obbiettivi americani in Iraq e Afghanistan. Inoltre, secondo il leader la Casa Bianca, l’aviazione israeliana non sarebbe stata in grado di neutralizzare definitivamente i siti nucleari di Teheran.

La marcia indietro. Il premier israeliano, in un primo momento, sembra intenzionato a procedere anche senza il via libera di Washington, ma è costretto a rinunciare: i cacciabombardieri israeliani per colpire l’Iran devono attraversare lo spazio aereo iracheno, controllato dalle forze Usa e l’operazione può trasformarsi in un boomerang. Il regime iraniano, infatti, potrebbe facilmente sostenere che gli americani sono d’accordo con Israele e quindi ritenere legittima una rappresaglia contro bersagli statunitensi. A questo punto Olmert decide di rinunciare all’attacco.

Nodo irrisolto. La questione però rimane aperta. Nonostante il terremoto politico, con l’uscita di scena del premier israeliano, finito sotto inchiesta per corruzione, la minaccia iraniana rimane una priorità per il governo di Gerusalemme. L’attacco è quindi solo rinviato? Per ora sì, ma potrebbe anche non esser mai realizzato. L’imminente cambio della guardia alla Casa Bianca lascia la questione sospesa almeno fino al gennaio 2009, data in cui s’insedierà il nuovo presidente americano. Le pressioni diplomatiche e le sanzioni contro Teheran non hanno prodotto finora i risultati sperati, ma da qui a scatenare un nuovo conflitto la strada è lunga e forse impercorribile. Almeno fino a quando l’Iraq non sarà stabilizzato e le truppe Usa disimpegnate da quel fronte.

Quel giorno, però, l’Iran potrebbe già possedere l’atomica.

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