Marta Ottaviani
Mentre il mondo segue con il fiato sospeso levolversi del conflitto tra Israele e Libano, arrivano le prime reazioni dei leader dei principali Paesi, a cominciare da George W. Bush. Il presidente americano, durante una conferenza congiunta con il cancelliere tedesco Angela Merkel a Stralsund, ha riconosciuto a Israele il diritto di difendersi, aggiungendo che in Medio Oriente «ci sono terroristi che vogliono fermare il processo di pace». Posizione condivisa dalla Merkel, che ha dichiarato: «Tutti si devono impegnare a fare sì che la situazione torni al punto di partenza e che non vi sia una ulteriore escalation delle azioni militari».
Ma il segretario di Stato americano Condoleezza Rice, in un breefing dopo il veto degli Usa allOnu sulla proposta di risoluzione araba, ha detto: insistiamo con Israele perché eserciti moderazione nella nuova crisi mediorientale.
Il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan ha condannato duramente «qualsiasi attacco sferrato contro i civili» e si è detto «profondamente preoccupato» per una crisi che potrebbe avere «risultati esplosivi». Oggi è prevista una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza richiesta dal Libano. Il numero uno dellOnu ha anche fatto sapere che invierà in Medio Oriente una delegazione ad alto livello. La missione diplomatica comincerà domani al Cairo, dove è prevista una riunione straordinaria dei ministri della Lega Araba. E proprio da questa organizzazione arriva una ferma condanna a Israele. Amr Moussa, segretario generale della Lega, attribuisce allo Stato ebraico la piena responsabilità degli attacchi, invitando la comunità internazionale, soprattutto gli Stati Uniti, a moderare le accuse che vorrebbero la Siria sostenitrice degli Hezbollah.
Reazioni contrastanti a Bruxelles, dove lunedì si terrà una riunione straordinaria del Consiglio Europeo, a cui parteciperanno i ministri degli Esteri dei 25 Stati membri. La Commissione Europea, ieri mattina, ha reso nota una dichiarazione in cui si condannano senza riserve i rapimenti dei soldati israeliani, ma non si fa alcun riferimento ai raid israeliani sulle infrastrutture civili libanesi.
Diverse le parole della presidenza dellUnione, dal primo luglio gestita dalla Finlandia. «Esprimiamo grande preoccupazione per luso sproporzionato della forza da parte di Israele in Libano» afferma un comunicato. La presidenza Ue ha definito «deplorevole» la perdita di civili e la distruzione di infrastrutture, e «ingiustificabile» limposizione di un blocco aereo e navale. Bruxelles, in queste ore, sta valutando lopportunità di inviare il responsabile della politica estera, Javier Solana, in missione in Medio Oriente.
Si cerca di mediare a Londra, dove ieri mattina il premier Tony Blair ha contattato telefonicamente i governi di Israele e del Libano. «Tutti i Paesi della regione dovrebbero fare il possibile per calmare la situazione», si legge in una nota di Downing Street. Il portavoce del premier ha aggiunto: «Condanniamo questi sequestri e chiediamo che i soldati israeliani siano rilasciati. Ma nello stesso tempo chiediamo moderazione, perché alla fine tutto deve essere risolto con i negoziati».
Ben diversi i toni da Parigi e Mosca. Il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste Blary, ha dichiarato: «Il bombardamento di un aeroporto in un Paese completamente sovrano, amico della Francia, è uno sproporzionato atto di guerra». Il presidente, Jacques Chirac, ha appoggiato lo sforzo dellOnu, impegnato a fermare lingranaggio della violenza.
Alla vigilia del G8, che si apre domani a San Pietroburgo, il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha definito la situazione «molto seria, tragica, drammatica», annunciando un pacchetto di proposte di Mosca per regolare il conflitto. Il portavoce del ministero degli Esteri ha aggiunto che «la distruzione di infrastrutture civili in Libano e nei Territori palestinesi da parte di Israele non può essere né compresa né giustificata».
E sono arrivate, puntuali, anche le dichiarazioni dellIran, che sembrano un vero e proprio inno alla guerra.
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