Roma«Credo che un programma così, la tv non labbia mai fatto». Ha ragione Pasquale DAlessandro, vicedirettore di Raidue: un esperimento come Il Grande Gioco (in onda per quattro venerdì nella seconda serata di Raidue, a partire dal 19 giugno) non si era ancora visto. Ci voleva lintuito controcorrente di Pietrangelo Buttafuoco - «intellettuale spettinato», lo definisce DAlessandro - per tentarlo. «Lidea è semplice ma sofisticata al tempo stesso - spiegano -. Parte dalla considerazione che la pagina meno letta dei quotidiani è quella della politica estera. Perché? Perché non ci si rende conto che la storia doggi è una risposta a quella di ieri. E una previsione di quella futura. Basta trovare le giuste chiavi interpretative; e - come in un gioco - partendo dagli scenari geopolitici di ieri possiamo intuire gli assetti dello scacchiere di domani». Fantapolitica? «No: un legittimo esercizio intellettuale. La luce del passato e del presente che illuminano lo scenario del futuro».
Due mappe geografiche campeggeranno nello studio del Grande Gioco. A destra il mondo comè oggi; a sinistra come potrebbe diventare domani. La troupe in giro per il mondo raccoglierà interviste e materiale sulle più diverse situazioni politiche internazionali. Molto materiale filmato, rarissimo o inedito («Della politica estera anche la tv si occupa poco: abbiamo trovato immagini da far saltare sulla poltrona») arricchirà il discorso. E la presenza in studio di ospiti prestigiosi - nella prima puntata il regista e attore Nikita Mikhalkov, lo scrittore Salman Rushdie, il giornalista Carlo Rossella, il saggista Franco Cardini - «aiuteranno ad approfondire il senso della storia attraverso vie poco battute». Ad esempio? «Da giornalista, so quanta mistificazione cè nel nostro mestiere. E quanto materiale interessante viene messo da parte ogni giorno - risponde Buttafuoco -. Ebbene: perché non recuperarlo? Esso può offrire punti di vista completamente diversi. Pensiamo alla Turchia. Il velo, che da noi è simbolo di oppressione, lì è emblema di libertà. Perché? Perché cè uno Stato fortemente laico che in nome della libertà lo proibisce. Come proibisce ai preti cattolici di indossare la tonaca».
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