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«C’è chi attacca etichette false a prodotti scarsi»

«Abbiamo a che fare con gente senza scrupoli, collegata alla criminalità organizzata». Con le frodi alimentari non si scherza. Lo sa bene Renato Martuscelli, sostituto procuratore di Vallo della Lucania, magistrato da 21 anni, esperto di reati ambientali e sofisticazioni alimentari, su cui ha indagato a fondo, prima a Crotone poi nel Salernitano.
Quali sono le frodi più frequenti oggi?
«Certamente il tentativo di far passare per olio extravergine di oliva, il più pregiato, dei prodotti più vili, di semi o di sanza. C’è tutta una filiera di lestofanti. Io ho indagato su attività del genere fra Nocera e Caserta. Si capisce in che area siamo, e che abbiamo a che fare con gente collegata a organizzazioni malavitose».
C’è una filiera delle truffe?
«Sì, una filiera di commercianti senza scrupoli. Nel Cilento ho scoperto un laboratorio per la colorazione del prodotto. Nel corso di un’indagine di un anno e mezzo fa ho fatto sequestrare in Italia e in Germania 2 milioni di ettolitri di olio prodotto fra Napoli, Nocera e Salerno, e destinato a Germania e Belgio. A Monaco e Francoforte vendevano come prodotto biologico cilentano un olio che certo non aveva quelle qualità».
Ma l’Italia è anche terra di conquista...
«Una seconda parte delle mie indagini sulle sofisticazioni riguardava proprio dei prodotti provenienti dal Maghreb, lavorati fra Tunisia e Marocco e importati attraverso la Spagna. Olio che evidentemente non aveva niente a che vedere con quello toscano o pugliese. Questi signori attaccavano delle etichette false a prodotti che non potevano avere certo i requisiti organolettici richiesti, di acidità, di limpidezza eccetera».
Per questa attività d’indagine è stato chiamato dal ministero dell’Agricoltura...
«Nel novembre scorso il ministero mi ha chiamato a Roma per una lezione ai suoi dirigenti. Una lezione di otto ore sulle frodi comunitarie, e sui profili giuridici, penali e sanzionatori di questo fenomeno».
Le sanzioni ci sono?
«Le sanzioni ci sono. Nel codice penale e anche nella legislazione speciale, la legge del 1960 e le altre che recepiscono tutta la normativa comunitaria. Norme che colpiscono al cuore le attività illecite, prevedendo anche la chiusura degli stabilimenti».
Ma i provvedimenti più recenti sull’etichettatura sono una garanzia ulteriore?
«Delle regole sull’etichettatura esistevano già in questi ultimi anni, e sono importanti perché stabiliscono un rapporto fra lealtà del produttore e buona fede del consumatore. Mi pare però che le novità sull’etichettatura obbligatoria aggiungano un altro elemento importante. Cioè la tracciabilità di tutti i passaggi.

Quello della produzione ma anche tutti i momenti successivi che intervengono nel processo produttivo e di commercializzazione».

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