C’è la Faithfull nel tempio della classica

Non ha più nulla da spartire con la ragazza ribelle dei Rolling Stones degli anni Sessanta, Marianne Faithfull. La sua voce limpida e infantile di un tempo è mutata in quella calda e roca dell’affascinante signora di oggi, da tempo impegnata in una nuova avventura musicale - «la mia seconda carriera» - che intreccia le sue due grandi passioni: musica e teatro, incarnate nei lavori di Kurt Weill e nel teatro di Bertolt Brecht.
La nuova avventura, avviata una decina d’anni fa - debutto sul classicissimo palcoscenico del Festival di Salisburgo - con il balletto I sette peccati capitali (il titolo completo è I sette peccati capitali dei piccolo borghesi, ed è un balletto con canto, diviso in sette parti, ciascuna delle quali dedicata a uno dei sette vizi capitali: accidia, superbia, ira, gola, lussuria, avarizia e invidia) ha fatto già tappa in Italia, a Ravenna; mentre solo ora, dopo che tale avventura è stata fissata anche in disco, arriva a Roma, per la stagione di Santa Cecilia.
Il balletto, andato in scena per la prima volta a Parigi nel 1933, con la coreografia di Balanchine e l’interpretazione della mitica Lotte Lenya, sposata Weill, ultimo frutto della intensa collaborazione fra Weill e Brecht in esilio, porta in scena due sorelle, dall’identico nome, in quanto anime diverse della stessa persona: Anna I, cantante, che incarna la razionalità e il senso pratico, e Anna II , ballerina e attrice, incarnazione della passione e dell’istinto.
Nel prologo, le due sorelle, Anna I e Anna II, dichiarano di voler guadagnare abbastanza denaro per poter lasciare la famiglia (interpretata dai solisti dell’Hudson Shad Quartet) per costruirsi una casa in Louisiana. Anna I esorta Anna II a non cadere vittima dei «sette peccati capitali della società borghese»; e, comportandosi con buon senso, le due sorelle riescono nel loro intento di andare in Louisiana. Marianne Faithfull non è né la prima né l’unica cantantattrice a cimentarsi nel graffiante atto di accusa contro il capitalismo di Brecht-Weill. Prima di lei, l’hanno fatto Milva e l’acclamata Uter Lemper, voce ispirata del cabaret berlinese fra le due guerre, come delle canzoni di protesta e dei grandi chansonnier, alla quale la Faithfull non risparmia l’accusa di «mancanza di sentimento». Il fascino di questo ballet-chanté, che ci restituisce il sapore di una tragica epoca della cultura e della società europea, risiede nella singolare scrittura musicale che fa coesistere swing, valzer viennesi e charleston con romanze ottocentesche e contrappunti di bachiana memoria.


Il balletto di Weill-Brecht, nel concerto ceciliano, è incorniciato da due altri lavori, altrettanto interessanti: Storie di altre storie di Salvatore Sciarrino, originale ricomposizione orchestrale di musiche di Domenico Scarlatti e Wolfgang Amadeus Mozart, ed un capolavoro dei balletti parigini di Diaghilev, Petruska, di Igor Stravinskij. Sul podio ci sarà Ingo Metzmacher.
Auditorium. Sala Santa Cecilia. Oggi alle 18, lunedì 27 (ore 21), martedì 28 (ore 19.30) . Info: 06.8082058.

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