
Non condividiamo quasi nulla con Jeff Bezos, un liberal che si è svenduto a Trump (e comunque nessuno sul pianeta dovrebbe arrivare a certi livelli di ricchezza, cioè di potere, incompatibile con la democrazia). Ma, parafrasando quel tale, daremmo anche il nostro conto corrente perché possa celebrare le sue nozze a Venezia.
Sia chiaro. Non crediamo a chi dice che il matrimonio multimilionario sia un'opportunità straordinaria per l'economia della città, che farà lavorare tutto l'indotto del turismo, che rilancerà l'immagine di Venezia
nel mondo e cazzate del genere. Se Venezia avesse bisogno di Jeff Bezos, Jeff Bezos non si sposerebbe a Venezia.
Però crediamo ancora meno a chi dice che Venezia non è in vendita, che Bezos non è il padrone della città, che i suoi soldi sono frutto del neoschiavismo Big Tech.
Mah... Venezia è Venezia perché nella sua storia ha sempre accolto commercianti, innovatori e visionari. Cioè i Jeff Bezos dell'epoca. Ah, dimenticavamo. Ci sono anche gli intellettuali che protestano contro Bezos e intanto vendono i loro libri su Amazon... Dovrebbero essere impacchettati e spediti a Mestre con Prime.
Ma poi, come ci ha messaggiato un amico: «Fatte le debite proporzioni, perché Bezos a Venezia no e
Clooney sul lago di Como sì?».E per il resto, augurando a Venezia cento di questi giorni (cento per 30 milioni fanno tre miliardi di euro...), se pensate che il matrimonio sia stato costoso, aspettate di vedere il divorzio.