C’è magia in Amazzonia La paura scorre sul fiume

C’è magia in Amazzonia La paura scorre sul fiume

Ci sono frasi che nella storia del cinema e della televisione diventano tormentoni, a partire dall’indimenticabile «Dopotutto, domani è un altro giorno». Bene, con l’arrivo in Italia di The River, la serie tv prodotta dalla ABC assieme a Steven Spielberg (andrà in onda dal 1° marzo su Sky Uno, canale 109 della piattaforma Sky), il nuovo tormentone che si appiccicherà ai cervelli e alle labbra dei cultori dell’horror sarà «C’è magia qua intorno...». È la frasetta innocente ripetuta continuamente dal protagonista di The River, Emmet Cole, il presentatore di Terra inesplorata, un programma naturalistico molto seguito dal pubblico. Ma poi qualcosa va storto. Cole (interpretato da Bruce Greenwood) organizza una spedizione lungo il Rio delle Amazzoni con la sua nave-studio televisivo, la «Magus», e sparisce nel nulla. Sei mesi di ricerche ma nessuno riesce a trovarlo, tanto che viene dichiarato ufficialmente morto.
Ed è da qui che si dipana la trama di The River, orchestrata e diretta dal regista israeliano Oren Peli (che con il suo Paranormal Activity polverizzò ogni record al box office incassando mezzo miliardo di dollari). Infatti la moglie del conduttore disperso, Tess (interpretata da Leslie Hope), e il figlio Lincoln (Joe Anderson), decidono di organizzare di persona una nuova spedizione di ricerca. Ovviamente per avere abbastanza fondi devono accettare di portarsi dietro le telecamere del network a cui la storia dell’anchorman disperso fa moltissima gola.
Ma se si sta bazzicando dalle parti dell’horror in stile The Blair Witch Project, risulta da subito chiaro come va a finire... La nave-laboratorio di Emmet Cole è finita in una strana palude che i locali chiamano “la Boiúna”... Quando la squadra di soccorso la trova la nave, è deserta, dell’equipaggio nessuna traccia: solo la camera blindata è chiusa, la porta stagna è stata saldata perché nessuno la possa più aprire... Ma, ovviamente, appena un posto è chiuso va da sé che lo si voglia esplorare e così tutto l’equipaggio - ci sono anche l’ambiguo mercenario Kurt Bryniloson, il motorista Emilio Valenzuela e la sua bella e paranormale figlia Jaher, che vede i fantasmi, oltre a un gruppo di cameraman - finisce per diventare cibo per il mostro invisibile che era stato rinchiuso lì dentro (sapete cos’è un «corpo seco»? Lo scoprirete, dopodiché i vampiri della tradizione europea vi sembreranno bestiole simpatiche). Non solo: una serie di filmati nascosti nella cabina di Emmet rivela a tutti che, stancatosi della magia della natura, l’uomo dei documentari era venuto in quella palude maledetta proprio a caccia di magia nera. Purtroppo il «corpo seco» è solo un pezzetto della faccenda...
Risultato? La serie The River è stata venduta in 128 Paesi, otto milioni di spettatori per la prima serata americana e paura assicurata. Sì, perché se Oren Peli di cliché non ce ne risparmia neanche uno - immagini che ballano come se fossero prese dal vivo, stile da docu-reality, gente che urla nel buio per non si sa che cosa - l’insieme della storia e il «mestiere» del regista rendono avvincenti almeno le prime puntate. Insomma molto meglio di American Horror Story o del terribile Bedlam, veri horror flop di quest’anno. Però...


Però, vedendo appiccicato alla serie il nome di Spielberg, e contando come è riuscita un’altra grossa recente produzione spielberghiana, Terra Nova, un dubbio può venire. Non è che il maestro stia producendo un po’ troppa roba?

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