Caro Massimiliano, sabato 24 giugno ho avuto il dispiacere di recarmi in edicola per acquistare copia della Gazzetta dello Sport: sono trasecolato nel momento in cui ho dato una prima lettura alla prima pagina di questo giornale e gli articoli interni relativi allo scandalo che ha colpito il calcio in questi ultimi mesi.
Sono rimasto esterrefatto, rammaricato, disgustato dalle posizioni prese dalla Gazzetta sull'argomento; questo giornale, il più importante giornale sportivo italiano, che dovrebbe ergersi a paladino per la difesa dello sport in generale, già sabato paventava pene ridicole e irrisorie alle squadre coinvolte nello scandalo; un giornalista (soprattutto un vicedirettore) dovrebbe pesare bene, ma molto bene le parole prima di mandare in stampa un giornale, un giornalista dovrebbe ricordarsi bene che non è al servizio nè del suo editore, nè di qualsiasi squadra o società sportiva, nè di qualsiasi parte di tifoseria: un giornalista dovrebbe (secondo me) essere solo al servizio della verità.
E la verità è che se l'anno scorso il Genoa è stato giustamente punito (anche se qualcuno ancora adesso non è d'accordo) con la retrocessione all'ultimo posto nel campionato e conseguente retrocessione in serie C per aver «normalizzato» una partita, non vedo un solo motivo uno per il quale tale provvedimento non debba essere adottato anche per le squadre coinvolte in questo scandalo.
Le cose che penso, quindi, sono solo due: o la Gazzetta nella persona del suo vicedirettore è in malafede e cerca di accattivarsi le simpatie dei tifosi di quelle squadre, oppure è già a conoscenza delle future decisioni federali; e questa ultima ipotesi mi amareggia e mi terrorizza.
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