C’è sempre un Principe a baciare l’Inter all’italiana

Milano Lo abbiamo capito tutti: Mourinho è un furbacchione. Che gli importa di recuperare lo scontroso SuperMario. Gli basta l’effetto Milito. Tranquilli, con il Principe non litigherà mai, nemmeno gli mettesse la pistola alla tempia. Buona la prima e forse vale per tutto. Un solo gol, solito inchino al principesco goleador di questa squadra. Inter avanti tutta, magari con qualche rimpianto perché nell’ultima mezzora la sonnecchiante compagnia di giro, che pareva aver qualche gomma sgonfia, ha ritrovato verve e lucidità in attacco per mettere in ansia la sferragliante armata russa. Le reti potevano essere due o tre (Pandev, Stankovic, Sneijder, ci hanno provato tutti).
Un gol potrebbe non bastare, dicono i sacri testi del calcio d’Europa, ma il Cska è un gruppo fisicamente straripante che, però, consuma tutto il suo gran daffare fin al limite d’area. Quando si tratta di tirare in porta sono dolori. Aggiungete che fra una settimana non avrà Krasic, il serbo a tutto sprint, insaziabile divoratore di chilometri e palloni.
Inter molto all’italiana, nonostante Mourinho abbia rispolverato gli uomini che hanno seminato il Chelsea. Attacco mal connesso per un tempo, ripresa più credibile. Soprattutto quando il Cska ha mollato un po’ sul piano fisico. A quel punto Pandev ha detto: ci siamo, costringendo il portiere ad una gran parata. Poi è toccato al tocco di fioretto di Eto’o, infine ecco esplodere la potenza e la prepotenza del Principe. Prima occasione, primo specchio di porta aperto alla mira e palla in gol (il terzo in Champions) per lanciare nell’aria di San Siro la speranza di una semifinale.

All’Inter è già successo contro una squadra russa: anno 1988, successo (2-1) sullo Spartak Mosca a San Siro, replica in Russia e pronta la finale Uefa, poi vinta. Incrociate le dita e pensate a Ibra: ieri sera l’unico contestato. Sullo schermo di San Siro è comparsa la sua immagine ed è stato un boato di fischi. Ah, la riconoscenza!

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