Cè: «La sinistra ci attacca sul ticket per coprire responsabilità di governo»

Contributo di 10 euro per le ricette e 35 per il pronto socccorso. L’Unione: «non servono»

«Sui ticket Roberto Formigoni dice una mezza verità»: il consigliere regionale dei Ds in Regione, Carlo Porcari, riassume così la posizione e le responsabilità del presidente della Regione Lombardia nell’introduzione degli aumenti sui servizi sanitari. «L’introduzione di ticket al pronto soccorso - afferma Porcari - è necessaria nelle Regioni con forte debito nel bilancio sanitario, e che finora non prevedevano spese per i cittadini sulle prestazioni ospedaliere. La Lombardia invece è la Regione a più alta partecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria: eppure Formigoni ha ugualmente aumentato tutte le tariffe».
L’accusa è insomma quella di voler scaricare tutte le responsabilità sulla Finanziaria, approfittando però dei vantaggi: «Dove andranno a finire i 150 milioni che la Regione incasserà per la tassa di 10 euro a ricetta? - si chiede Maria Grazia Fabrizio, Margherita -. Prima che entrasse in vigore la Finanziaria, la Regione affermava che il bilancio sulla sanità era in ordine. Ora ha cambiato idea: o ci hanno imbrogliato prima, o gli aumenti vanno riassorbiti».
Anche Giuseppe Benigni, presidente del gruppo regionale lombardo dei Ds, nei giorni scorsi aveva chiesto che i dieci euro venissero assorbiti dai ticket già esistenti in Lombardia,: «La Regione Lombardia riceverà per il 2007 dalla Finanziaria nazionale risorse per oltre 700 milioni di euro, - ha affermato - oltre 280 per coprire il disavanzo 2006. Non c’è necessità di aumentare il contributo dei cittadini lombardi».
Intanto, in un clima di crescente polemica, la Cgil di Milano annuncia una raccolta di firme davanti alle Asl e agli ospedali per uniformare i ticket a quelli del resto d’Italia. «Far passare l’idea che gli aumenti siano diretta conseguenza dell’applicazione della Finanziaria è provocatorio e inaccettabile» accusa Amedeo Iacovella, responsabile delle politiche sulla Salute della Cgil. Ma la Regione smentisce seccamente: «La Cgil farebbe bene ad informarsi. Quella dei dieci euro è una tassa che porta un nome e un cognome: Romano Prodi. Si cerca di restituire, in parte, alle Regioni i 3 miliardi tolti dal Fondo sanitario nazionale».
I consiglieri regionali di centro-sinistra, intanto, si appellano direttamente all’assessore regionale alla Sanità Alessandro Cè, spingendo per l’abolizione dei nuovi balzelli in Lombardia, usando come esempio cardine l’anomalia dei 35 euro al pronto soccorso, 25 in tutto il resto d’Italia.
Ma l’assessore non usa mezzi termini per chiarire la questione: «La veemenza degli attacchi nei confronti della Regione è chiaramente sospetta - afferma Cè -. Infatti ha un solo intento: coprire le colpe del governo Prodi».
E aggiunge: «Il governo ha dimostrato con i fatti e a più riprese di non essere in grado di dare un supporto concreto ai cittadini, se non tassandoli ulteriormente e costringendoli così a far fronte alle inadempienze dello Stato: fra l’altro in totale violazione dell’autonomia regionale».
E la critica di Cè nei confronti del governo riguarda anche la gestione delle risorse che la Lombardia riesce a risparmiare: «Non si deve dimenticare che la Lombardia, a differenza della quasi totalità delle altre Regioni, ha bilanci in perfetto equilibrio, oltre che un'ottima sanità.

E ogni anno si trova a versare al Fondo di solidarietà nazionale, 3 miliardi di euro che vengono trattenuti e ripartiti fra tutte le Regioni italiane, anche in modo disomogeneo».
E l’assessore punta il dito contro possibili effetti collaterali di una «... manovra - dice - in qualche modo predatoria, perché potrebbe portare alcune Regioni a un sottofinanziamento con sfondamento del bilancio».

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