«C’è una sinistra incanaglita contro Veronesi»

«C’è una sinistra incanaglita contro Veronesi»

Gianandrea Zagato

L’impronta riformista dà fastidio a molti dentro l’Unione. E sul nome di Umberto Veronesi cala quindi un veto formale. Candidato sindaco di Milano sgradito a troppi. A quegli stessi che «cinque anni fa, ai tempi del lancio del progetto e.Biscom-Fastweb sferravano attacchi ad alzo zero». Virgolettato di Francesco Micheli che scende in campo dopo le polemiche tutte interne al centrosinistra dove si tenta di coinvolgere anche Genextra, holding che investe in start-up in ambito farmacogenomico, biotecnologico e nanotecnologico nata nel 2003 su iniziativa di Micheli e del professor Veronesi.
L’accusa firmata da europarlamentari, consiglieri regionali e comunali dell’Unione denuncia l’esistenza per Veronesi di un «conflitto d’interessi». E Genextra sarebbe la prova di quest’incompatibilità.
«Provoca davvero amarezza questo uso spregiudicato di notizie false e tendenziose riferite a Genextra, come quella che tra i soci vi sarebbe Emilio Gnutti: mai stato. La nuova società che ho fondato è leader in uno dei settori di ricerca più avanzato al mondo. E il professor Veronesi ha voluto essere presente nel capitale non attraverso una partecipazione personale ma attraverso la Fondazione che porta il suo nome, che non ha fini di lucro ma destina le proprie risorse alla ricerca scientifica. È anche presidente del comitato scientifico Genextra ma a titolo gratuito e la sua presenza è quella di un amico, alleato vigile in un settore delicatissimo anche sul piano etico».
Dottor Micheli, ma qual è la sua spiega rispetto alla nascita di queste notizie «false e tendenziose»?
«Questi attacchi mi ricordano il clima di cinque anni fa, ai tempi del lancio del progetto e.Biscom-Fastweb. Quella stessa fazione politica che oggi mette all’indice i rapporti tra Genextra e il professor Veronesi, allora sferrava aggressioni ad alzo zero sulla base di pregiudizi antichi e senza la minima capacità di capire il valore che sarebbe scaturito per tutti dall’introduzione a Milano e in Italia di una delle più importanti innovazioni tecnologiche su scala mondiale. Noto che oggi c’è l’aggiunta di un clima elettorale che si è già incanaglito su un’ipotesi di candidatura del professor Veronesi».
Ricordava gli «attacchi» al progetto e.Biscom-Fastweb. Vuole sintetizzarci i risultati di quell’operazione?
«Il progetto Fastweb rappresentava allora un grande rischio imprenditoriale: grazie a un business model centrato ha creato più di duemila posti di lavoro e Milano è diventata una delle città-simbolo in fatto di telecomunicazioni, con connessioni internet velocissime anche per le famiglie. E per l’amministrazione comunale ha significato pure realizzare dopo tre anni, tramite la municipalizzata Aem che ci è stata vicina, una plusvalenza di quasi 500 miliardi di lire, rispetto al fallimento di tutte le altre iniziative analoghe avviate all’epoca da altre amministrazioni italiane».
Successo che spera di bissare quindi anche con Genextra?
«La recente acquisizione di Tethis, che opera nel settore delle nanotecnologie con tecniche all’avanguardia sviluppate dal professor Paolo Milano, rappresenta anche un’accelerazione per le nostre ricerche nel settore dell’aging. L’uso di materiali nanostrutturali ci consentirà di “incapsulare” molecole attraverso una specie di rivestimento intelligente che funziona come un computer di bordo: sensori che si “accorgono” quando arrivano vicini alla cellula infartuata o tumorale e intervengono quindi per incapsulare il medicinale.

E nel futuro delle applicazioni delle nanotecnologie alla biomedica c’è un’opportunità straordinaria: le apparecchiature di uso quotidiano, di dimensioni macroscopiche, potranno essere ridotte a dimensioni talmente piccole da potersi così interfacciare con le cellule e permettere interventi di precisione oggi inimmaginabili».

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