«Una cabina di regia per la cultura a Roma»

«Una cabina di regia per la cultura a Roma»

I numeri non sono tutto ma sono molto. Soprattutto per un accademico che insegna ai giovani i segreti della Scienza delle finanze. Un accademico sui generis, per la verità. Che frequenta consigli di amministrazione come una massaia il mercato rionale. Stiamo parlando di Emmanuele Francesco Maria Emanuele, avvocato, economista, banchiere, esperto in materia finanziaria e tributaria. Qui però ci interessa l’«altro» Emanuele: il mecenate e l’organizzatore culturale. Quello, per esempio, che guida la Fondazione Roma e che da sei mesi è al vertice dell’azienda speciale Palaexpò. Ed è da qui che partiamo e dal successo dell’ultima iniziativa targata Palaexpò: la mostra dedicata a Caravaggio (Scuderie del Quirinale). Fortemente voluta dallo stesso Emanuele, l’esposizione è di gran lunga la più ammirata nella capitale. Tanto che i responsabili dell’azienda speciale sono riusciti a prolungare l’orario d’apertura durante il week end. Con esiti ragguardevoli: venerdì la mostra è stata visitata da oltre seimila persone (quasi il doppio del venerdì precedente) e tra sabato e domenica sono stati oltre 11mila i visitatori. Per spiegare il successo di questa iniziativa, il professor Emanuele parte da lontano. Addirittura da Martino V e spiega che è proprio la cultura il grimaldello per forzare la crisi economica («e non solo») che attanaglia il Paese. «In ogni epoca - ricorda il presidente del Palaexpò - la cultura è strumento di promozione umana, di riequilibrio sociale e di armonizzazione. Nella nostra epoca, però, è anche un efficace asset economico». I numeri (ecco l’economista che torna alla carica) parlano chiaro. «Una mostra, dove quasi la metà delle prenotazioni è di persone che vivono fuori dalla capitale - ricorda Emanuele -, è un evento che aiuta la città con un robusto indotto». E quindi è l’uomo esperto di bilanci e non l’amante dell’arte che si stupisce della «quota» finanziaria che lo Stato italiano dedica alla cultura (quasi un quinto - quando va bene - degli altri stati europei). «Altrove hanno trovato la ricetta giusta - spiega l’economista sensibili alla concreta realtà delle amministrazioni locali -. Basta vedere il caso di Venezia». Il capoluogo veneto, proprio come tante grandi città d’arte europee ha ideato una sorta di «cabina di regia». È stato cioè individuato un ruolo ad hoc per gestire il «traffico» di mostre, eventi e manifestazioni culturali all’interno di un’unica area metropolitana. «Basterebbe importare il modello - spiega Emanuele - per risolvere alcune “anomalie” del sistema Roma». E per aiutare la nostra città ad elevarsi a quel posto di capitale europea che le spetta. «Impensabile - ricorda il presidente del Palaexpò - che nello stesso mese ci possano essere mostre come quelle dedicate a Monet, De Chirico, Hopper e Caravaggio. E magari a settembre si registra il vuoto». Se lo Stato e le amministrazioni pubbliche possono fare poco (in tempi di crisi difficile chiedere ai nostri amministratori di mettere mano al portafogli) bisognerebbe (e qui è il giurista a parlare) dare un contenuto al principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 118 della Costituzione. In due parole: largo ai privati.

«Se anche questa “azienda speciale” si trasformasse in fondazione - conclude Emanuele - tutto sarebbe più semplice». Il dinamismo dei tempi di oggi richiede un tempo di reazione adeguato. Sono i numeri a dirlo. Non le utopie.

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