Politica

Caccia alle «nonne» di Maria, divulgate le foto

«Se rubano cibo in orfanotrofio vengono processati», denuncia Pierpaolo Marconi

Diego Pistacchi

da Genova

A Genova ieri è stato arrestato il maniaco che aggrediva le tredicenni negli ascensori: la sua foto non è stata distribuita ai giornali. A Genova, due «nonne» nascondono la loro «nipotina» per impedirle di tornare nell’orfanotrofio bielorusso nel quale è stata violentata: ieri le loro foto sono state distribuite a giornali e tv. Wanted, ricercate. I carabinieri del comando provinciale genovese invitano tutti i cittadini che dovessero avvistarle a chiamare il «112», a denunciarle, ad agevolare la loro cattura. Anche se un mandato di cattura nei loro confronti non esiste. Sono iscritte al registro degli indagati per concorso in sottrazione di minore, questo sì, per aver aiutato i loro figli a nascondere Maria, la bimba bielorussa di dieci anni che li ha scongiurati di non rimandarla in quel posto dove si sarebbe uccisa.
Una sentenza del tribunale dei minori di Genova dice che la famiglia di Cogoleto deve restituire la piccola. Quella stessa sentenza ne aveva ribaltato una precedente, che autorizzava la coppia a curare la piccola in Italia almeno fino a fine ottobre. Ora, quella stessa sentenza, potrebbe essere nuovamente cancellata, riscritta, annullata dalla magistratura italiana tramite la corte di appello a cui si è rivolta la famiglia Giusto. Domani la legge potrebbe dire che Maria può restare ancora in Italia, che hanno ragione gli psichiatri che leggono il suo rimpatrio come una sorte di condanna a morte, che è giusto sottomettere gli accordi internazionali ai diritti inviolabili dell’uomo e dei minori in particolare. Ma sembra non ci sia tempo di aspettare ventiquattr’ore. I carabinieri hanno scatenato la caccia alle «nonne» distribuendo le loro foto: «Abbiamo deciso di fare questo ulteriore passo avanti - ha spiegato il colonnello Andrea Guglielmi, del comando provinciale dei carabinieri di Genova - nella speranza che, con la massima diffusione delle due fotografie, si faccia avanti un possibile testimone, qualcuno che abbia visto le due donne e ci possa quindi aiutare a rintracciare il luogo dove nascondono la bambina».
Giovanni Ricco, il legale che insieme al collega Maurizio Frizzi assiste la famiglia Giusto che nasconde la bambina, è allibito. «Non ci credo - reagisce alla notizia -. Se questo livello di accanimento investigativo nel nostro Paese fosse stato deciso dalle autorità bielorusse non mi sorprenderei. Ma non posso credere si tratti di un’iniziativa delle autorità italiane, che dispongono di un video nel quale si dimostra che la bambina è serena e vuole restare qui. Tra l’altro il più alto consesso locale della magistratura italiana sta per assumere una decisione: la consegna della bambina neutralizzerebbe qualsiasi decisione della corte d’appello». A proposito del video della bambina, tra l’altro, Alessandro Giusto e Chiara Bornacin, d’intesa con i loro legali, hanno deciso di non divulgarlo tramite le televisioni. Una decisione che arriva mentre si moltiplicano le prese di posizione su un caso che ha scosso l’Italia. Giorgio Costa, rappresentante per la Liguria dell’Associazione Bambini di Cernobyl, ha iniziato ieri uno sciopero della fame contro la famiglia Giusto, al grido di «Liberate Maria e ne libererete altri trentamila», riferendosi agli altri bimbi bielorussi bloccati in patria per ritorsione da parte delle autorità bielorusse. Per contro, e proprio perché «non serve a nessuno la contrapposizione legge-cuore e Italia-Bielorussia», arriva un documento bipartisan firmato da 18 senatori di partiti diversi (riuniti attorno ad Anna Serafini dell’Ulivo e Maria Burani Procaccini di Forza Italia) che ricorda l'importanza dei diritti dei bambini e degli adolescenti, «che devono essere tutelati da una politica estera che ponga sempre al centro la tutela dei minori». La famiglia Giusto, in attesa dell’udienza di domani, si dice disponibile a trovare una soluzione che preveda un periodo di cure in Italia per Maria e il successivo affidamento a una famiglia bielorussa che si prenda cura di lei e le consenta di tornare ogni tanto in Liguria.

Passi avanti.

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