Caccia, l’intesa non ferma gli spari in Aula

RomaAlla fine tra le starne e i cacciatori hanno vinto le prime. Stop alle schioppettate a lepri e pernici dopo il 10 febbraio. In ogni caso le Regioni per allungare la stagione venatoria anche di quei soli dieci giorni dovranno rispettare il parere vincolante dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che potrebbe pure dire no e bloccare comunque la proroga del calendario. Contenti animalisti e ambientalisti. Un po’ meno i cacciatori presenti in modo trasversale in tutti gli schieramenti, che infatti si sono divisi a seconda delle proprie inclinazioni.
Montecitorio ieri ha dato il via libera all’ormai famigerato articolo 43 della legge comunitaria che nella precedente e contestatissima formulazione di un emendamento prevedeva la possibilità per gli enti locali di prorogare il periodo della caccia per determinate specie. Norma che aveva provocato l’alzata degli scudi dell’opposizione, Pd e Idv, ma anche la nascita di una fronda interna al Pdl, che aveva chiesto di trovare una soluzione di compromesso, minacciando in caso contrario di non votare con la maggioranza.
Per superare l’impasse è stato raggiunto un accordo su un subemendamento che prevede sì di poter allungare la stagione venatoria ma al massimo di dieci giorni e sempre con il parere favorevole dell’Ispra. Una virata decisamente a favore degli animalisti che da giorni protestavano contro quella che era stata definita la «doppietta selvaggia».
Se lo scopo della norma era quello di ricompattare la maggioranza l’obiettivo però è stato raggiunto soltanto in parte. È vero che Fiorella Ceccacci Rubino e Basilio Catanoso, promotori dell’appello anticaccia, si sono detti soddisfatti della nuova formulazione e hanno quindi ritirato i loro emendamenti, votando a favore di quello messo a punto dal relatore, Isidoro Gottardo. Ma è altrettanto vero che quel sub emendamento ha subito il voto contrario di tutta la Lega e di molti rappresentanti del Pdl che invece avrebbero voluto una stagione di caccia più aperta. Tra questi Viviana Beccalossi, capogruppo Pdl in commissione Agricoltura, che nella dichiarazione di voto ha difeso il valore «economico» della caccia, invitando l’aula a non ritenere che i «buoni» siano per forza gli animalisti e i «cattivi» i cacciatori. Contrari per gli stessi motivi sempre nel Pdl Luciano Rossi, Giuseppe Consolo, Giuseppe Romele e Giuseppina Castiello.
Intervento lirico e «animalista» invece da parte di Renato Farina, Pdl, che ha letto un brano contro la caccia dello scrittore russo Anton Cechov.
Non è stata soltanto la maggioranza a dividersi. Anche nell’Idv si sono levate voci dissonanti come quella di Gabriele Cimadoro che ha votato a favore dell’articolo 43 accusando il suo partito di aver «distorto il problema». Forse in riferimento anche al leader Idv, Antonio Di Pietro, che ha ribadito il suo no all’articolo 43 motivandolo con la necessità di evitare «un’inutile carneficina».
Un’evidente esagerazione visto che le modifiche apportate sono state ritenute assolutamente soddisfacenti persino da Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, tanto che il Pd invece di votare no si è limitato ad astenersi perché, spiega Realacci: «Il Parlamento ha corretto una pericolosa deriva che voleva la caccia fuori dalle regole».
Particolarmente soddisfatta Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente, che parla di «accordo di alto profilo».
«Non ci sarà un solo giorno di caccia in più - assicura il ministro -. Per ciascuna specie il numero di giornate di caccia resta invariato.

Sarà solo possibile un posticipo di dieci giorni per singole specie e per singoli territori a condizione che l’Ispra lo autorizzi sulla base delle esigenze di tutela dell’ambiente e del patrimonio faunistico».
Il provvedimento ora tornerà a Palazzo Madama.

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