Non è Venezia, né Berlino. Tantomeno Locarno o Cannes. Dove il cinema si divide tra pailletes, qualità e gossip. Il «Milano film festival», che fa concorrenza solo a se stesso, è una fucina. Si allevano talenti, insomma. E forse un giorno approderanno su palcoscenici internazionali. Non per questo, la rassegna cittadina - presentata ieri e al via da giovedì a domenica 20 - merita di essere snobbata. Innanzi tutto per l'afflusso di pubblico. L'anno scorso in molti sono rimasti esclusi dalle proiezioni, colpa anche di una città che ha sale molto piccole. Il fenomeno però la dice lunga sull'attesa e la rabbia di chi si è visto cotretto a tornarsene a casa, suo malgrado.
Undici i film in gara tra i quali spiccano tre titoli. Transfatty Lives (sab 12 alle 18 al Mimat, mar 15 alle 15 allo Spazio Oberdan, sab 19 alle 20.30 allo Strehler) è un altro Boyhood e racconta i dieci anni di un malato di Sla nel progresso della malattia. Un dramma, raccontato con toni leggeri e scanzonati per non intristire troppo, sullo stile di Linklater, nel documentare la vita di una famiglia americana. Da segnalare anche il violento Flocking (sab 12 alle 20 allo Strehler, dom 13 alle 15 allo Spazio Oberdan, ven 18 alle 15.30 al Mimat), pellicola svedese sui lati oscuri e i bassifondi di una città. E Our city (dom 13 alle 20.30 allo Strehler, mer 16 alle 15 allo Spazio Oberdan, ven 18 alle 18 al Mimat) che documenta Bruxelles, capitale europea e dell'Europa . Al tema metropolitano è dedicato anche l'evento speciale della re-visione di Metropolis (dom 20 alle 20 agli Arcimboldi), il capolavoro di Fritz Lang, oltre all'intera sezione «Linea gialla» che, in occasione dei 60 anni di Mm, presenta tre lungometraggi e alcuni corti per documentare i cambiamenti di Milano. Sociali e non solo.
Titoli importanti sono in vetrina fra «The outsiders» che include Le notti bianche del postino di Andrei Konchalovsky (ven 11 alle 19 allo Spazio Oberdan), imperniato su una comunità che vive a stretto contatto con la natura in una delle più remote regioni russe. Oppure Nitrate flames (mer 16 alle 21 al Mic e gio 17 alle 21.30 alla Scatola Magica) di Mirko Stopar sull'attrice francese Renée Falconetti passata alla storia del cinema per la sua interpretazione nella Giovanna d'Arco di Carl Theodor Dryer o Orson Welles, autopsie d'une légende (mer 16 alle 21 al Mic e gio 17 alle 21.30 alla Scatola Magica) di Elisabeth Kapnist sulla figura del celebre regista americano di Quarto potere .
Due i film che vengono direttamente dall'ultimo Festival di Locarno, il corto La novia di Frankenstein di A. Galvez e F. Lezama (sab 12 alle 21 al Parco Sempione, mar 15 alle 15 al Teatro Studio Melato e ven 18 alle 22 al Mimat) e Vivere alla grande (sab 12 alle 15 allo Spazio Oberdan e dom 20 alle 15.30 al Mimat) di Fabio Leli nella sezione «Colpe di Stato» sui contraccolpi del gioco d'azzardo attraverso un'ambiziosa inchiesta di quasi tre ore che coinvolge psicologi, giuristi e operatori sociali.
Da segnalare anche un film di animazione, Song of the sea (ven 11 alle 20 al Mimat, sab 19 alle 15 al Teatro Strehler e dom 20 alle 11 al Barrio's) ambientato su un isolotto dove il piccolo Ben incolpa la
sorellina dei problemi del padre, guardiano del faro, dal momento della sua nascita. Un tema inusuale per un cartone animato che tuttavia punta l'attenzione sulla famiglia e su una convivenza dolce e difficile al tempo stesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.