Caccia sul web alle opere trafugate: record nel Lazio

Caccia sul web alle opere trafugate: record nel Lazio

Buone notizie per i beni culturali italiani. Anche se la situazione resta difficile, sono stati pur sempre 1127 i furti nel 2005 il loro numero è diminuito di quasi il 50 per cento negli ultimi cinque anni, dai 2267 dell’anno 2000. Miglioramento registrato anche nel Lazio. Dalle 262 opere d’arte trafugate un lustro fa si è passati alle 182 dello scorso dicembre. La nostra regione, così, si mantiene stabile al secondo posto di quelle più colpite da questa piaga dopo il Piemonte e prima della Lombardia. La spiegazione di questo triste primato va ricercata nel mondo antiquario. Nel Lazio, e a Roma in particolare, c’è un mercato dell’antico molto vivace e proprio per questo esistono gruppi criminali specializzati nel settore. A questo va ad aggiungersi poi l’enorme numero di beni culturali e archeologici presenti nella Capitale e la presenza di moltissime chiese. Per forza di cose poco protette sono le più esposte a furti e sparizioni di tutti i tipi come dimostra proprio la basilica dei santi Bonifacio e Alessio. Bisogna considerare inoltre che il loro patrimonio di beni non è ancora completamente catalogato, cosa che aumenta la difficoltà nel recupero degli oggetti trafugati. Ma proprio su questo versante, fortunatamente, si registrano ottimi risultati. Proprio lo scorso anno sono rientrate in Italia tre opere di enorme valore artistico ed economico sequestrate dal «Custom’s service» americano presso la casa d’aste Christie’s di New York su richiesta dei carabinieri del Comando per la tutela del patrimonio culturale. Gli investigatori italiani avevano riconosciuto nel catalogo una testa marmorea dell’imperatore Traiano (risalente al primo secolo dopo Cristo) trafugata dai grottoni del Campidoglio nel gennaio ’98 e due tele datate 1784 del pittore milanese Andrea Appiani rubate tra il 1994 e il 1999 dal castello Brancaccio di San Gregorio da Sassola a pochi chilometri da Roma. La nuova frontiera per la lotta al contrabbando dei beni culturali è il web. Sia per il fenomeno emergente del commercio illecito on line, su cui si è puntata l’attenzione dei carabinieri, sia per il potenziamento della banca dati dell’Arma. Proprio a quest’ultima, che comprende oltre 2 milioni e 200mila file, si devono i successi più importanti raggiunti nel recupero degli oggetti trafugati. La priorità dunque resta la catalogazione.

La Cei sta lavorando in tal senso di concerto con lo Stato italiano. Obiettivo, creare in brevissimo tempo un registro on line dei beni culturali ecclesiastici in grado di rendere la vita sempre più difficile ai topi d’arte.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica