«Cade il disegno barocco dellUe e ora lItalia può avvantaggiarsi»
31 Maggio 2005 - 00:00Il presidente della Commissione ambiente della Camera: «Si torna allarea di libero scambio, la riforma del patto era un segnale»
Fabrizio De Feo
da Roma
Per un principe delleuroscetticismo come Pietro Armani, presidente della Commissione ambiente della Camera, il «no» francese alla costituzione non è certo un evento per cui strapparsi le vesti. Anzi il sorriso malizioso che si allarga sul suo viso mentre analizza il terremoto post-referendario la dice lunga sul suo stato danimo.
Presidente Armani, cosa significa questo voto?
«È la caduta del disegno barocco di unEuropa rigida e burocratica. La costituzione è politicamente morta».
Lei fa parte del partito di Gianfranco Fini, rappresentante del governo nella Convenzione. Non è una contraddizione?
«Fossi in Fini non sarei dispiaciuto. In fondo la sua battaglia per le radici giudaico-cristiane non era stata accolta. Mettiamola così: questo voto è la vendetta postuma di Giovanni Paolo II».
Che cosa resta dellUe dopo questa picconata francese?
«Si va verso un ritorno a unarea di libero scambio. La recente riforma del Patto di stabilità aveva già suggerito linizio della fine».
LItalia ora è più debole o più forte dentro lUe?
«La Francia sarà più debole nella difesa della Pac e noi dobbiamo approfittarne. Inoltre lItalia potrebbe incassare un rilancio di ruolo politico ed economico».
Lei ha avversato leuro ed è uno dei grandi sostenitori di Antonio Fazio. Dica la verità: le piacerebbe che la Banca dItalia tornasse a emettere la lira?
«Ormai è fatta. Leuro resterà. No, tornare ora alla lira non avrebbe senso: con larga parte del nostro debito pubblico nelle mani degli investitori stranieri sarebbe un suicidio».
Allora Armani è diventato un euroentusiasta?
«Macché. Penso tuttora che leuro è stato attuato dai suoi architetti franco-tedeschi con fretta e arroganza. E che il centrosinistra abbia subito il tutto con sudditanza».
Cosa avrebbe fatto se fosse stato al governo?
«Non sarei entrato nelleuro a quelle condizioni, con lItalia indebolita dalla crescita della pressione fiscale, tanto per perseguire la battaglia di bandiera di Prodi. Avremmo dovuto ridurre la spesa corrente, procedere alla doppia circolazione e fissare un altro tasso di cambio. Già con il cambio a 2000 avremmo impedito gli arrotondamenti».
Cosa deve fare ora la Bce?
«La Bce deve governare il cambio e procedere a svalutazioni competitive. Basta giocare in difesa contro linflazione».
Seguire le orme dellInghilterra, ovvero mantenere la lira, sarebbe servito a qualcosa?
«Ci sarebbe costato di più nellimmediato. Avremmo dovuto fare subito la riforma delle pensioni - con la nostra del 94 avremmo risparmiato da 20 a 30 miliardi di euro in 2 anni - ma ora avremmo una maggiore elasticità e capacità di risposta».
Veniamo allimmediato: cosa fare per rianimare lEuropa?
«Interventi drastici. Basta con le strutture mastodontiche. Ridimensioniamo la Commissione. E poi basta con le tre sedi: Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo. Riuniamo tutto in ununica sede e abbattiamo le spese».
I parametri di Maastricht?
«Maastricht era pensato in unottica di crescita continua. Bisogna correggerlo subito.
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