Caf, si gioca il secondo tempo

Caf, si gioca il secondo tempo

Emmanuele Gerboni

E adesso? C’è da giocare il secondo tempo, come spiega Franco Coppi. Ma è inutile scendere in campo? Provate a chiedere informazioni proprio a lui. Che spesso e volentieri ha trovato il sole anche in mezzo alla tempesta. Quando tutto sembrava nero e la speranza era un semplice optional. «Come nelle partite di calcio c’è ancora un tempo per ribaltare il risultato. Non è la prima volta che si perde un processo in primo grado e poi si vince in appello. Un giudizio? C'è anche la ciliegina sulla torta: non basta la penalizzazione, ma c'è anche la retrocessione in Serie C».
Diciamola tutta, la prima battaglia è finita che peggio di così non si poteva. Ma la battaglia continua: «Ora esamineremo attentamente le motivazioni e andremo davanti alla Caf. Lavoreremo sui motivi di appello e li depositeremo quanto prima» ha assicurato Coppi. E proprio la Corte d’Appello Federale si riunirà alla fine della prossima settimana per discutere le istanze rossoblù.
Ma quale sarà la strategia? La prima traccia è suggerita dall’avvocato Mattia Grassani: «Un aspetto su cui bisognerà lavorare è il fatto che non c’è stata parità tra accusa (che ha potuto dimostrare le sue ragioni) e difesa (a cui sono stati esclusi tutti i capitoli di prova, a parte un teste che poi non si è potuto presentare): questo fatto può avere un suo peso. Certo, è un verdetto senza precedenti, bisogna tornare indietro fino agli anni 70’ per trovare qualcosa di simile. Peggio di così non poteva andare».
Alfredo Biondi accusa e parla di un Genoa «vittima sacrificale di un’impostazione inquisitoria della vicenda, faremo appello in tutte le sedi e mi auguro che si trovi la serenità necessaria a far valere le buone ragioni, sperando sempre che i giudici le raccolgano. Questa vicenda è cominciata male ed è finita peggio». Adesso, si proverà a sistemarla, almeno parzialmente alla Caf, ma non finirà lì. Perché il collegio difensivo rossoblù proverà ad aprire altre porte: la Camera di Conciliazione del Coni, a seguire il Tar e il Consiglio di Stato anche se l’onorevole Lorenzo Acquarone, avvocato e tifoso rossoblù che aveva seguito il Genoa nel ripescaggio in cui era stato coinvolto anche il Catania, preferisce essere prudente. Tutto è collegato alla legge del 17 ottobre 2003/280, interessano nello specifico gli articoli 2 e 3. «Ad una prima frettolosa lettura direi che non c’è spazio per andare al Tar e al Consiglio di Stato». Le ragioni? In base all’articolo 3 ci si può rivolgere al giudice amministrativo con esclusione delle materie non riservate agli organi di giustizia sportiva ai sensi dell’articolo 2 che escluderebbe la competenza appunto del giudice amministrativo per la parte relativa alla sanzione disciplinare e all’erogazione della stessa sanzione. Un punto interrogativo che potrebbe creare ostacoli, a sorpresa, nel cammino del Genoa.
Ma nel corso di una giornata frenetica e convulsa sono arrivate anche le dichiarazioni di altri avvocati che hanno seguito da vicino questa vicenda. Mirko Mazzali, legale di Giuseppe Pagliara, definisce la Commissione Disciplinare «una sorta di Stato di San Marino all’interno dell’ordinamento. Un giudizio? Direi sconcertante».

Soddisfatto, invece, l’avvocato Maurizio Mascia, riuscito a far ridurre la pena all’attaccante veneziano Massimo Borgobello, ma dubbioso su una questione: «Il mio assistito è stato ritenuto estraneo alla combine mentre in base a quello che è emerso dalla Commissione Disciplinare l’unico atleta al corrente sarebbe stato Lejsal e vi avrebbe partecipato accettando la sostituzione da parte dell’allenatore che però non è mai stato chiamato in causa: non aggiungo altro…».

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