Roma - Svolta nelle indagini sull’aggressione di sabato scorso al parco della Caffarella. I sospetti sono caduti su due romeni, già identificati. Avrebbero le ore contate i due responsabili dell’aggressione di sabato scorso alla coppia di fidanzatini culminata nella violenza sessuale ai danni della ragazzina di 14 anni. Dopo aver realizzato gli identikit dei due balordi, gli investigatori sarebbero in possesso di elementi determinanti per identificare gli autori dello stupro. Nelle prossime ore il fascicolo processuale aperto dal pm Vincenzo Barba, lo stesso che ha risolto il caso dello stupro di Capodanno avvenuto alla Fiera di Roma, potrebbe passare da ignoti a noti con le iscrizioni nel registro degli indagati dei due nominativi. Alla identità dei due aggressori si è risaliti attraverso numerosi elementi tra cui anche tracce biologiche e la testimonianza di diverse persone. Il capo della squadra mobile Vittorio Rizzi, avrà oggi pomeriggio a piazzale Clodio un incontro con il pm Barba.
La questura frena Non ci sono "indiziati, né indagati o iscritti nel registro degli indagati in merito allo stupro avvenuto sabato nel parco della Caffarella". Lo comunica ufficialmente la questura. "L’incontro che si è svolto nel pomeriggio tra il pm Barba e il capo della squadra mobile, Rizzi - riferiscono da via San Vitale - è servito semplicemente per fare il punto della situazione sulle indagini fatte fino a questo momento, compresi gli ultimi accertamenti fatti questa mattina nel parco della Caffarella dagli agenti della polizia con l’ausilio di un elicottero".
Raid a sfondo razzista Una ventina di giovani tra i 18 e i 20 anni armati di spranghe e bastoni ha aggredito ieri sera quattro romeni che si trovavano davanti ad un locale che vende kebab in via Carroceto, nei pressi della fermata della metropolitana Colli Albani. Immediata la reazione del sindaco Gianni Alemanno che ha invitato i propri cittadini a non farsi giustizia da sé. Intanto il governo sarebbe pronto a varare un decreto legge che, anticipando alcune delle misure contenute nel ddl sulla sicurezza, vieta gli arresti domiciliari per gli accusati di stupro e attribuisce ai sindaci la possibilità di utilizzare volontari per il controllo del territorio.
Governo verso il decreto La maggioranza appoggia in pieno la decisione del governo, mentre l’opposizione parla di "demagogia", dice 'no' alle ronde e accusa l’esecutivo di aver tagliato i fondi alle forze dell’ordine. Arriva la proposta shock del ministro leghista Roberto Calderoli che si spinge a chiede la castrazione chirurgica per gli stupratori. Dal Senato Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vice capogruppo del Pdl, indicano nel decreto che il governo si appresterebbe a varare l’unica maniera per dare "una risposta immediata all’emergenza". Netto il commento del capogruppo della Lega a palazzo Madama, Federico Bricolo: la colpa, dice, è degli stranieri. "Troppi extracomunitari che non rispettano le nostre regole. Per quanto ci riguarda questo è inaccettabile - aggiunge - noi a casa nostra non li vogliamo, se ne devono tornare ai loro paesi d’origine".
Maroni: carcere certo per chi stupra "Anticipiamo in un provvedimento urgente alcune norme contenute nel disegno di legge sulla sicurezza: carcere certo per chi commette stupri, gratuito patrocinio per le vittime, maggiore controllo del territorio, più impegno per prevenire questi reati e misure più incisive per combattere l'immigrazione clandestina". Lo ha dichiarato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni al Tg1 parlando del decreto contro la violenza sessuale.
Più risorse per la polizia "Si dice che le macchine della polizia non avrebbero più benzina: non è vero, nel decreto ci saranno più risorse per le forze di polizia e per aumentare i servizi che polizia e carabinieri già egregiamente fanno sul territorio", ha spiegato il ministro dell'Interno. "Più uomini della polizia, maggiore controllo del territorio - ha aggiunto Maroni - questa è la ricetta che porteremo al Consiglio dei ministri nei prossimi giorni".
Alemanno: "Nessuno si faccia giustizia da sé" "E' un segnale negativo e pericoloso. C’è chi vuole speculare sulla paura della gente, sulla voglia di riscatto, sulla rabbia. Dobbiamo dire con chiarezza che non è pensabile, neanche lontanamente, farsi giustizia con le mani proprie". Il sindaco Gianni Alemanno recandosi a Castelfusano ha definito quella di ieri "un’azione strumentale". "Non si trattava di un’azione di cittadini che si ribellano. E' una cosa ben diversa. Dobbiamo dare - ha precisato il sindaco - un netto segnale di vicinanza delle istituzioni al territorio e ai cittadini. Non dobbiamo far sentire la popolazione da sola perchè, se questo accade, c’è il rischio di vere reazioni impopolari rispetto all’insicurezza. Dobbiamo stare vicini e dire con chiarezza che la giustizia verrà dalle istituzioni e non da azioni di ritorsioni inventate o strumentali organizzate da alcuni".
La risposta dell'opposizione Per dare una risposta efficace all’offensivadella criminalità è necessario "restituire alle forze dell’ordine le risorse che sono state tagliate in Finanziaria", dice il segretario del Pd, Walter Veltroni, ma bisogna evitare "ogni forma di demagogia, come le ronde che creerebbero un clima pericoloso per il Paese". Secondo Antonio Di Pietro è un errore alimentare la xenofobia, perché "due stupri su tre sono commessi dagli italiani". Inoltre, continua il leader dell’Idv, cambiare la legge sulle intercettazioni impedirà alla magistratura di perseguire, tra l’altro, anche il reato di stupro: "La risposta vera per contrastare gli stupri - dice l’ex Pm - sta nel dare strumenti per trovare i colpevoli, quindi le intercettazioni telefoniche, le risorse finanziarie, le macchine che funzionano, i poliziotti che sono in numero maggiore. Tutto il resto sono solo chiacchiere".
Partono gli sgomberi ai campi rom Partono dalla pineta di Castelfusano e da Ostia gli sgomberi di insediamneti abusivi e baracche annunciati ieri da Alemanno. Gli insediamenti nella pineta di Castelfusano sono 78 e a fine giornata ne verranno abbattuti 28. I piccoli insediamenti, composti da uno o due baracche con quattro o al massimo sei persone, sono rifugio per lo più di romeni e di qualche polacco. Alle operazioni di sgombero è presente anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno. L’operazione, coordinata dagli agenti della Polizia di Stato dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, diretto da Raffaele Clemente, durerà almeno una settimana e vede impegnati circa un centinaio tra polizia, esercizio, corpo forestale e vigili urbani.
Nel polmone verde della pineta di Castelfusano nel dicembre scorso morirono una donna romena e il figlio di tre anni, entrambi avvolti dalle fiamme del fuoco che avevano acceso per riscaldarsi nella baracca doev vivevano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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