Torino. Toro, altra puntata. Ieri il consiglio di amministrazione della società granata - i «lodisti» che hanno permesso liscrizione alla serie B - ha dato mandato al presidente Pierluigi Marengo di chiudere la trattativa con Urbano Cairo (i due si incontreranno oggi) per la cessione delle quote della società a valore zero nella misura del 100%. Peccato che, nella serata di sabato, lo stesso Cairo avesse detto che tutto era saltato a causa dei 46 contratti già depositati in Lega da parte della società venditrice. Tuttavia, le porte non sono ancora state chiuse definitivamente nonostante ieri mattina lo stesso Marengo avesse spiegato ai tifosi che «Cairo ha fatto con il Torino come con il Genoa, il Bologna e l'Alessandria: al momento di firmare, è sparito».
In realtà, un paio dore dopo, il pubblicitario-editore alessandrino trapiantato a Milano ha riaperto uno spiraglio: «Ho deciso di non mollare, accetto la mediazione offerta dal sindaco, ho tanta buona volontà e voglio fare questa operazione a tutti i costi». Di Chiamparino, cioè, che tornerà in città martedì e che appena sbarcato dallaereo si siederà intorno a un tavolo con le due parti in causa per cercare di trovare una soluzione «condivisa e gradita a tutti». Comunque vada a finire, si tratta dellestate più tristemente tragicomica che il Torino ricordi: dalla promozione in serie A conquistata sul campo, alla storia della fideiussioni false, al fallimento della società fino al Lodo Petrucci per ripartire dalla B e a questa fantomatica trattativa di cessione delle quote a Cairo. Il quale, come è logico che sia, tende a spendere il meno possibile: ma chi è arrivato prima di lui aveva il diritto-dovere di dar vita a rapporti lavorativi che permettessero alla neonata società di nascere.
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