Cala il gelo tra Marchionne e il capo del sindacato Usa

Quello che sta accadendo in questi giorni a Detroit era forse inimmaginabile fino a poco tempo fa. Agli abbracci tra Sergio Marchionne e il leader del sindacato Uaw, Bob King, si è sostituito il gelo. A mettere l’uno contro l’altro è stata la trattativa per il rinnovo del contratto dei dipendenti di Chrysler, insieme a quelli di Gm.
La questione sembra riguardare solo i due numeri uno, visto che King non si è presentato all’appuntamento ad Auburn Hills con Marchionne, sbarcato apposta poche ore prima proveniente da Francoforte, che avrebbe dovuto archiviare il negoziato. Il leader sindacale, che ha preferito tentare di chiudere (inutilmente) prima con Gm, per tutta risposta ha ricevuto una dura lettera dal top manager e, a quanto sembra, il suo atteggiamento avrebbe irritato la rappresentanza all’interno della Chrylser che confidava in una definizione nei tempi. «Lei e io - scrive di pugno Marchionne - abbiamo deluso i lavoratori, non abbiamo rispettato quello che avrebbero dovuto fare i leader che sono stati incaricati di aprire una nuova pagina», per questa industria.
Nel frattempo, scaduti ormai i termini, il sindacato Uaw ha accettato la proroga dei contratti Gm e Chrysler, scaduti l’altra notte, per consentire altri negoziati per i rinnovi. In Italia, intanto, Raffaele Bonanni (Cisl) giustifica l’atteggiamanto del collega Usa: «Il mio amico King ha dapprima preso atto della crisi profonda in cui si trovava la Chrysler e adottato una terapia d’urto per rimetterla in pista. Ora che la Chrysler fa affari giustamente chiede il conto».

A Torino, infine, il giudice Vincenzo Ciocchetti dettaglia così le motivazioni della sentenza del 16 luglio su Fabbrica Italia di Pomigliano d’Arco, depositate ieri: «La Fiom è tenuta a rispettare l’accordo ma, per lo stesso principio di rappresentanza, all’interno dell’azienda non può essere esclusa dalle rappresentanze. Il datore di lavoro deve mantenere un atteggiamento di neutralità».

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