Roma - Il ddl Gentiloni deve essere accompagnato da altri provvedimenti normativi, come la riforma della Rai, ma anche da una legge sul conflitto d'interessi. È quanto ha affermato il presidente dell'autorità per le Comunicazioni, Corrado Calabrò, durante un'audizione alla Camera. Calabrò ha precisato che «fintantoché il quadro a tutela del pluralismo non sarà completato, potrà periodicamente insorgere la tentazione, per contingenti obiettivi di tutela, di estendere oltre misura la portata della regolamentazione asimmetrica in materia di concorrenza» nei confronti in particolar modo, ma Calabrò non l'ha citata, di Mediaset legata a Silvio Berlusconi.
Allo stesso tempo, secondo il presidente dell'Autorità, senza una normativa sul conflitto d'interessi «sarà altresì grave il pericolo che istanze fondamentali per la democrazia, quali il pluralismo informativo, non trovino un'adeguata tutela legislativa». «Da un punto di vista concorrenziale, in Italia i mercati televisivi, in particolare la raccolta pubblicitaria e l'offerta di contenuti televisivi a pagamento, sono caratterizzati da una concentrazione elevata». Lo ha sottolineato il presidente dell'Authority. Dati alla mano Calabrò spiega che «il deficit di concorrenza tra piattaforme del settore televisivo nazionale appare averne finora frenato la crescita. Un confronto con Paesi simili, per struttura socio-economica ed anche per fatturato del limitrofo settore delle telecomunicazioni, indica che esistono ancora grandi margini di sviluppo». Per questo secondo il presidente Agcom, l'insieme di questi elementi «impone in Italia, ancor più che altrove, una politica legislativa e regolamentare a tutela del pluralismo e della concorrenza, modulata in modo da definire interventi mirati ed incisivi nella televisione, in particolare, in quella digitale».
Ricariche cellulari «Il compito è stato quindi assunto dal legislatore che ha assegnato all'Autorità - ha ricordato Calabrò - quello di accertare la trasparenza delle tariffe»: a tale scopo «l'acquisizione di documentazione» da parte dell'Agcom «per fare assoluta chiarezza». Sarà quindi «il legislatore ad occuparsi» del problema della transizione al nuovo sistema, ovvero di cosa succederà nei trenta giorni per l'entrata in vigore del provvedimento, ad esempio, alle carte telefoniche già in circolazione. «Questo compito non spetta a noi», chiarisce il presidente. «Tutto nasce dall'indagine conoscitiva effettuata dall'Antitrust e da noi sui costi delle ricariche che con una analisi accurata ha evidenziato una loro 'superfetazionè -ricorda Calabrò- noi stavamo proseguendo, ma con il nostro procedimento che prevede i suoi tempi e anche una consultazione pubblica». Sui costi «c'era una pressione dell'opinione pubblica e il governo ha fatto una sua valutazione e ha utilizzato uno strumento di legge che gli compete».
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