La Calabria finisce ai piedi dei campioni del mondo. Un milione e ottocentomila euro, così sullunghia dei medesimi, versati dalla Regione alla Federcalcio italiana per diventare partner ufficiale delle rappresentative azzurre, da Lippi in giù, dai milionari ai giovani virgulti, dalla squadra maggiore agli esordienti: tabelloni pubblicitari negli stadi, spot televisivi su qualunque canale, analogico e satellitare, messaggi, slogan. «Boia chi molla» stavolta diventa un grido da novanta minuti e otto milioni. Proprio così. Il progetto prevede il rilancio dellimmagine calabrese, per desiderio e decisione espressa dallUnione europea che ha messo a disposizione otto milioni di euro da investire da oggi alla fine del 2010, appuntamento della fase finale della Coppa del mondo di football.
La Calabria va nel pallone più totale e globale. Dopo aver sponsorizzato la Reggina adesso punta in alto, trasloca da Lillo Foti a Giancarlo Abete.
Gennaro Gattuso figura tra i testimoni dellimpresa, calabresello verace, genuino, sanguigno e portatore sano di una terra bellissima e ferita, generosa e introversa. Al milanista di Corigliano sarebbe toccato mezzo milione di euro ma Ringhio sa benissimo come si vive. Già gode di privilegi e salari sontuosi, non ha bisogno e nemmeno voglia di sfruttare la sua gente e la sua terra e, dunque, ha destinato il compenso in beneficenza, alla fondazione onlus Forza ragazzi, che incasserà cinquecentomila euro. Gattuso sta interpretando da sempre il suo spot a favore della Calabria, da quando giocava in Scozia, poi a Milano e infine con la nazionale. Fatti non parole, campione comunque e dovunque. Esempio, non eroe. Fino ai campionati del mondo in Sudafrica vedremo dunque, tra un gol e laltro, il messaggio sulla linea dellutente desiderato: niente più uccellini che stimolano la pipì ma immagini di mare e di monti, di storia e di vita.
La Calabria pianta la sua bandiera e non è finita qui. Ballano ancora cinque milioni e settecentomila euro, il resto del montepremi si potrebbe dire. Che fine faranno? Elementare, trasformati in spot televisivi, pubblicità per far capire al telespettatore che non ci sono soltanto ndrangheta e crimini affini. Cè una fetta dItalia che ha voglia di rinascere. Otto milioni sono una cifra importante, la Calabria avrebbe priorità e urgenze più serie di quella del rilancio della propria immagine nel mondo. I bronzi di Riace sono stati sostituiti da facce di bronzo che hanno a che fare più con la cronaca che con la storia. Il mercato della droga, limprenditoria criminale (leggere Gomorra), i reati che hanno portato nel febbraio scorso anche allarresto dellassessore regionale al Turismo e alle attività produttive (il rilancio dellimmagine, o no?) non trovano rispondenza nella decisione dellUnione europea.
Ma è il tempo di svoltare, almeno così dice la propaganda.
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