ParigiLa chiamavano «giungla», ma adesso è solo una savana di detriti e sporcizia. La storia è cominciata nel 2002, lanno in cui Nicolas Sarkozy diventa ministro dellInterno e in cui chiude il centro daccoglienza della Croce Rossa a Sangatte, allimbocco francese del tunnel sotto la Manica. Lì vivevano migliaia di immigrati «sans papiers», soprattutto afghani e curdi, decisissimi a raggiungere il regno di Elisabetta. Smantellato il centro daccoglienza, il problema è rimasto. I «sans papiers» hanno vagato tra le campagne della zona, vivendo come hanno potuto e riunendosi in comunità di sbandati. La più importante di queste è sorta nelle campagne di Calais ed è stata battezzata «la giungla».
Col passare degli anni varie associazioni hanno ripreso a portare assistenza a quelle persone. Ieri la storia della «giungla» è arrivata al suo ultimo capitolo. Allalba centinaia di agenti di polizia in assetto antisommossa hanno circondato e attaccato il campo profughi. Ci sono stati scontri molto aspri con i gruppi di militanti di organizzazioni vicine ai sindacati e allopposizione di sinistra. La chiusura forzata della «giungla» era nellaria dalla scorsa settimana, ossia da quando Eric Besson - ministro dellImmigrazione, dellIntegrazione dellIdentità nazionale e dello Sviluppo solidale - ha preannunciato questa iniziativa.
Dopo lannuncio, centinaia di membri delle associazioni, contrarie alla politica del governo, hanno cominciato nei giorni scorsi a presidiare la «giungla» di Calais. Ieri, ai primi squilli di tromba dellattacco, i militanti hanno fatto un girotondo attorno alla bidonville, che è stata così accerchiata due volte: al centro i «sans papiers», poi il cerchio dei contestatori e allesterno il cerchio dei poliziotti con scudi, manganelli, idranti e lacrimogeni. La battaglia è durata tre ore. Alla fine 278 immigrati sono stati portati via dagli agenti. Tra essi ben 132 minorenni, che sono stati affidati alle strutture sociali francesi. Le associazioni umanitarie e i partiti di sinistra gridano allo scandalo.
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