Calatrasi, i vini dei tre mondi

Andrea Cuomo

Calatrasi è un grande marchio siciliano (ma non solo, come vedremo), che ha anticipato in qualche modo l’exploit qualitativo dell’enologia isolana e la sua moda nei bicchieri di tutto il mondo. Già venticinque anni fa, quando i fratelli Giuseppe e Maurizio Miccichè dettero vita al progetto, avevano in mente la qualità. Quello che forse non avrebbero mai sperato i due fratelli era che a questa si sarebbe sposata un impressionante volume quantitativo.
Già, perché Calatrasi ha numeri d’impatto. Un fatturato di 13 milioni di ettari, che nel 2004 ne hanno fatto il 32° gruppo vinicolo italiano per importanza, circa sette milioni di bottiglie prodotte e distribuite in 22 Paesi del mondo, terreni in Puglia e Tunisia che si sono affiancati alle già vaste tenute di Sicilia, che ha la casa made nella Valle dello Jato.
Ne consegue una sterminata carta dei vini, nella quale sceglieremo fior da fiore. Le vette produttive sono naturalmente in Sicilia, dove viene data eguale importanza ai vitigni autoctoni e internazionali: spiccano in particolari i «supersicilians», il Magnifico di nome e di fatto (da Cabernet Sauvignon, Petit Verdot e Syrah), e i Terre di Ginestra 651 rosso (Nero d’Avola e Syrah) e bianco (Chardonnay in purezza). Nel resto della produzione, i nuovi Vioca (Viognier e Chardonnay) e Solese (Cabernet Sauvignon e Syrah) di indole spiccatamente internazionale e il Ljetas, bianco da uve Catarratto, Chardonnay e Viognier.

Saltiamo a pie’ pari il pugno di etichette in purezza (vale citare l’originale Viognier) e curiosiamo tra le produzioni «esotiche» di casa Calatrasi: dalla Puglia arrivano un Primitivo e un Negroamaro targati Allora e dalla Tunisia due rossi in purezza: un Carignan e un Syrah.

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