da Palermo
Controlli in tutta Italia sui cantieri della Calcestruzzi spa, dopo che l'inchiesta condotta dalla Procura di Caltanissetta, culminata due giorni fa nell'arresto di quattro persone tra cui l'amministratore delegato della società Mario Colombini, ha ipotizzato che sia stato utilizzato calcestruzzo «depotenziato» - e dunque non a norma di sicurezza - per le opere pubbliche, in modo da creare «fondi neri» per pagare il pizzo a Cosa nostra. In Sicilia le opere sottoposte a screening sono quattro: lo svincolo di Castelbuono della A20 Palermo-Messina, un innesto non ancora inaugurato sulla Caltanissetta-Gela, il nuovo palazzo di giustizia di Gela e la diga foranea del porto della stessa cittadina. Il timore è che l'utilizzo di calcestruzzo di qualità scadente si sia verificato anche nel resto d'Italia, per creare una cassa «parallela». Di qui i controlli, per tutelare la pubblica incolumità.
Opere importanti, quelle curate dall'azienda bergamasca. I cantieri siciliani sono stati fermati, tutti, nel dicembre scorso, quando ci sono state le prime risultanze dell'indagine.
E ora, dalle pieghe dell'inchiesta, viene fuori che la Calcestruzzi era pronta a scendere in campo per quella che si profilava come la più grande opera pubblica di Sicilia, il Ponte sullo Stretto di Messina. A rivelarlo un ex dipendente dell'azienda, Salvatore Paterna, arrestato nei mesi scorsi e accusato di collusioni mafiose, che sta parlando con i magistrati.
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