Calciatori in contropiede Pagheranno 35 milioni

Il ritorno del contributo di solidarietà del 3% oltre i 300mila euro costa caro ai Paperoni dello sport. Dai 531mila euro di Ibrahimovic ai 250mila di Totti

Calciatori in contropiede  
Pagheranno 35 milioni

Roma - Avevano tirato un bel sospiro di sollievo dopo la cancellazione del contributo di solidarietà e si erano convinti di aver dribblato il Fisco. Ma alla fine sono stati sorpresi in contropiede. E ora, con il prelievo del 3% oltre i 300mila euro inserito nell’ultima versione della manovra, anche i calciatori rischiano di dover mettere mano al portafoglio e pagare dazio al risanamento economico del Paese.
Il contributo che i professionisti dello sport più amato dagli italiani verseranno è tutt’altro che simbolico: secondo un calcolo del Corriere dello Sport i calciatori di serie A consegneranno all’Agenzia delle Entrate fra i 30 e i 35 milioni di euro. Una parte considerevole di quel che lo Stato intende ricavare nel 2012 dal contributo di solidarietà. Il calciatore più colpito sarà Zlatan Ibrahimovic che dovrà pagare 531mila euro, seguito da Wesley Sneider e Gianluigi Buffon entrambi con 351mila euro di tasse aggiuntive da versare. Seguono Robinho, Flamini e Milito che godendo di un ingaggio lordo di 10 milioni di euro dovranno subire una decurtazione di 291mila euro. Nella classifica dei Paperoni del nostro calcio seguono Maicon e Chivu che vedranno ridursi i loro emolumenti annuali di 261mila euro. Ci sono poi Francesco Totti (249mila euro) e Amauri (243mila euro), caso particolare di calciatore superpagato e, di fatto, separato in casa Juventus.
Quest’anno la serie A pagherà circa un 1,1 miliardo (lordo) in stipendi. Esclusi i salari più bassi, quelli normalmente pagati ai giovani all’ultimo anno delle giovanili, il contributo di solidarietà dovrebbe incidere su circa 1,050 miliardi di euro di stipendi. È su questa base che si va ad applicare il tre per cento e si giunge a una cifra complessiva attorno ai 35 milioni di euro. Un versamento rilevante anche se inferiore al prelievo che avrebbe colpito la categoria dei lavoratori del pallone qualora fosse passata la prima versione del contributo di solidarietà (5 per cento sulla parte eccedente un reddito di 90 mila euro, il 10 per cento sulla parte eccedente un reddito di 150 mila euro), quello che aveva fatto scattare la grande rivolta dei big del calcio italiano. In quel caso, infatti, il bonus proveniente dai calciatori si sarebbe aggirato attorno ai 55 milioni di euro.
La doccia gelata, comunque, per i vari Ibra, Snejder e Totti c’è tutta. E anche se si tratta di un intervento una tantum prolungato nel tempo visto che verrà prelevato sino a quando il pareggio di bilancio non sarà stato raggiunto (dunque almeno sino al 2013), c’è da scommettere che la querelle su chi dovrà davvero tirare fuori i soldi tornerà di attualità. Il contributo di solidarietà, peraltro, era stato lo scoglio su cui si era arenato il negoziato tra Aic e Lega, in pratica una delle cause dello sciopero che ha portato al blocco della prima giornata del campionato. Il fatto che sia stato riesumato il giorno dopo la firma del contratto non può certo far scattare brividi di piacere sulla schiena dei grandi divi del calcio.
«Se è legge si paga e non si commenta» commenta il ct della Nazionale Cesare Prandelli. Una tesi opposta a quella di Gianluigi Buffon che giudica queste misure come una spruzzata di demagogia utile a sollevare polvere e distogliere dai problemi reali. «Lasciamo perdere questi argomenti che sono l’ennesima umiliazione per questo Paese» il giudizio liquidatorio del portiere della Nazionale. Ognuno pagherà quanto deve, è la posizione dell’Aic. Peraltro, si fa ancora notare, la maggior parte dei giocatori professionisti non gioca in Serie A e non raggiunge i 300mila euro di reddito. In attesa di una versione definitiva della norma, ci sarà da vedere chi sarà chiamato a pagare. Molte squadre di serie A, infatti, hanno concordato stipendi calcolati al netto e non al lordo e per loro esiste il rischio di dover aumentare gli stipendi milionari dei calciatori per lasciare loro un importo al netto della supertassa.

Le società, discutendo dell’accordo collettivo, avevano posto come condizione che ad aprire il portafogli fossero solo i calciatori. Il problema è ora tornato d’attualità. E non è escluso che la fragile tregua salvacampionato trovata a fatica pochi giorni fa possa infrangersi sotto un macigno pesante 35 milioni di euro.

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