D avid Trezeguet è in crisi. Non se ne parla, non se ne scrive ma il guaio è serio, Capello è preoccupato, Moggi pensa di cedere il francese. Il motivetto piaceva tanto. Quando c’è da raschiare il fondo del barile si ricerca l’impossibile. Trezeguet appunto: non segnava dal 21 dicembre dello scorso anno. Avessi detto. Quattro turni di campionato in tutto. Ecco il caso. Pronti via, ad Ascoli dove nessuno aveva ancora vinto finora (la Fiorentina sul neutro di Rimini) ci ha pensato personalmente in diciassette minuti, tre gol, buonanotte ai marchigiani e a tutti gli astanti che si erano espressi sulla vicenda. Anche i nostalgici che dicono di Platini e Boniperti per coccolare più i propri ricordi che la realtà tecnica del campionato. Trezeguet è a 18 reti, 6 dal proprio record nella stagione 2001-02. Come alibi alla vittoria juventina gli esponenti politici ascolani si sono uniti da destra a sinistra, guidati dal sindaco e indicando nell’arbitro Racalbuto il colpevole di ingiustizie varie. Che bello. La Juventus non molla, le aveva buscate dalla Roma nella Tim cup (la coppa Italia è una cosa seria) e si è ripresa immediatamente, il Milan è sotto, a dodici punti, roba grossa per chi riteneva di essere al centro del sistema. È il bello del football. Non ti puoi distrarre un attimo che vieni subito impallinato.
Commemoriamo l’olocausto? All’Olimpico, quelli della Roma non della Lazio, espongono un lenzuolo con il faccione di Benito Mussolini elmettomunito e stendono uno striscione vergognoso sui forni crematori. La legittima difesa dovrebbe essere applicata soprattutto contro questi vigliacchi del pensiero e dell’azione. La Roma va forte ma la feccia rovina la festa di Totti, il capitano ha più potere della legge, si faccia sentire, sarebbe il suo gesto più importante, altroché ciuccio e biberon. All’Olimpico il petardo è d’obbligo, Pisanu e le sue norme sono barzellette. L’Italia prepara stadi nuovi per gli europei del 2012 ma gli inquilini sono questi, i loro complici sono altrove. Torno al football, con fastidio. Pensiamo che Dida con il suo Brasile ci farà a pezzi nel mondiale prossimo? E il pentacampeon ribadisce il ruolo di vispa Teresa, confermando il valore decisivo della valvola, quella del pallone, sia per Pirlo, sia per Gasbarroni.
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