Caro Lussana, credo che il tema della genoanità vista nella sua espressione di sviluppo del tessuto giovanile, attraverso «linnovativo» Progetto della Fondazione, meriti un ulteriore specifica.
Mi rendo conto che ad oggi il nostro popolo sia accecato dalla voglia di risalita e di tornare da protagonista nel calcio che conta. Mi rendo conto che la sofferenza derivante da questannata sia tanta , anzi direi anche troppa. Mi rendo conto che i campionati e le partite non sono «uguali per tutti». Però mi sembra di capire che molti genoani non si rendono bene conto di cosa significhi (socialmente, culturalmente ed anche e soprattutto sportivamente) vincere le partite con i gol di un paraguaiano piuttosto che di un argentino anziché magari di uno di Sestri Ponente. La differenza è enorme per tutto il movimento dei ragazzi genoani.
Chi scrive sa perfettamente che il lavoro degli allenatori delle giovanili del Genoa 1893 è più che buono (sono ragazzi estremamente preparati e capaci), ma constato che la politica dei Dirigenti, quella di quelli che stanno dietro alla scrivania, non privilegia assolutamente i giovani rossoblù. Nel calcio di oggi (in particolare nelle città che non hanno una tradizione di settore giovanile) non arrivano i più bravi, a meno che uno non sia un fenomeno, arrivano quelli che hanno più santi in paradiso. Quindi è evidente che a parità di condizioni i nostri ragazzi sono svantaggiati rispetto agli altri perché costano alla società Zero! Questo è un danno progettuale e di immagine enorme.
Si ricordi qualche commentatore di fatti rossoblu che lunico capitale di cui dispone una società di calcio è quello dei giocatori! Il settore giovanile è lunico momento di programmazione per una società di calcio dove purtroppo se non cè una reale politica aziendale nella direzione di crescita non vanno avanti i più bravi. O meglio la chance di esordire in prima squadra non viene data perché non serve a nessuno.
E qui vengo al dunque. Il Genoa 1893 vuole vincere, andare avanti, ma non sembra gliene importi nulla dei ragazzi cresciuti nel vivaio anche se «fenomeni» non mi sembra ne siano arrivati in questi anni. Piuttosto per la Prima Squadra andiamo a prendere il giovane in Islanda , faccio per dire
, magari quasi pronto invece di «investire» su un ragazzo nostro.
Si ricordino alcuni opinionisti che se continua questo andazzo di «Deserto di Vocazioni» finisce che tra i giovanissimi gli unici ad avere il mito del Genoa saranno gli extra comunitari perché saranno gli unici a disporre di modelli in Prima Squadra. (Questo è un aspetto fondamentale!). Non saper valutare questa situazione oggettiva dellattuale gestione significa essere miopi di fronte allevidenza.
Altro che genoanità dei nostri quartieri. Il quartiere genoano ha «bisogno» ogni tanto del suo giocatore che ha la sua storia di vita allinterno del tessuto sociale del quartiere. Bisogna costruire e seminare per avere giocatori che siano espressione della nostra gente.
Lindirizzo sociale della Fondazione forse non rientra in questa ottica della genoanità?
E i discorsi , teorici, della serata di presentazione della Fondazione forse non si sposano con quanto da me affermato?
Ed il vincolo di Indirizzo collegato al «sociale» cosa ci sta a fare se non ad esaltare e tutelare, se serve,la genoanità più vera e radicata (potrebbe essere il Santo in Paradiso..). La Fondazione, se vuole e come tutti sanno, può giuridicamente «imporre», con i giusti modi, alcune linee da seguire alla società Genoa 1893.
In altre parole le radici del Genoa 1893 sono anche rappresentate dai giovani calciatori. Tra laltro ormai più commentatori nazionali hanno convenuto che senza i vivai il nostro calcio muore. Quindi è lora di finirla, persino in Serie C1 (!), con i ventottenni di «provata esperienza» perché così si vince sicuramente il campionato.Ed il prossimo anno si rifà la rosa da zero? E per concludere vorrei spendere poche parole sulla partecipazione degli Enti Locali.
Ai posteri lardua sentenza .
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