Il calcio, ideale immagine dell’esistenza

Il  calcio, ideale immagine dell’esistenza

Patrizia Rappazzo

Un pallone sospeso a mezz'aria campeggia in un’immagine che riempie lo spazio angusto di uno spogliatoio... La luce colorata che si dispiega nei toni del bianco, nero e rosso, in una gamma completa delle emozioni forti, si sbiadisce di seppia attraverso un impalpabile tulle che vela il passato.
Debutta stasera, in prima nazionale, al teatro Litta (fino al 4 dicembre) La Tattica del Gatto, lo spettacolo di Gianni Clementi diretto da Valeria Talenti, giovane ma affermata regista che sempre al Litta ha già collaborato al progetto Work in progress con cui ha firmato, sotto la supervisione di Antonio Syxty, senior del master di regia, tre spettacoli.
La regista si cimenta questa volta con un lavoro di un drammaturgo contemporaneo, Gianni Clementi, vincitore con questo testo del «Premio Enrico Maria Salerno per la Drammaturgia».
Ambientato nel mondo del calcio, in un ambiente che rimanda a sfide e competizioni, odore di olio canforato e vapore di docce bollenti, lo spettacolo mette in scena un gioco di incastri tra realtà e ricordi, amori e conflitti, passioni e vendette.
«Lo spettacolo racconta la storia di due ex calciatori (Francesco Acquaroli e Guglielmo Menconi) che si incontrano dopo trent'anni - spiega Valeria Talenti - e svela lentamente i nodi scabrosi che legano la vita dei due uomini, sospesi tra il mondo del calcio e la loro quotidianità, in cui si è insinuata una donna. Si tratta di un testo contemporaneo di impianto naturalistico che ha imposto un lavoro sui personaggi di natura quasi cinematografica. D’altro canto lo stesso Clementi, in una nota del testo, parla di “un lungo piano-sequenza che oscilla tra presente e passato”, una sorta di percorso segnato da continui flash back che, nella messinscena, rimanda a una sorta di montaggio alternato, impossibile in teatro e vera e propria prova per gli attori».
La storia sembra infatti un intreccio cinematografico, un plot da tragedia e un linguaggio neorealista che - aggiunge Talenti - «dà valore agli accenti dialettali e riscrive la relazione tra personaggi di fantasia, ma metaforicamente reali, con un linguaggio quotidiano che fa parlare un mondo e una cultura». Inevitabilmente, quindi, l’incontro tra Ettore, l’Anguilla, e Valentino, il Gatto, scatena il ricordo e l’antica ruggine e «il testo - continua Talenti - si riannoda in un ordito naturalistico che sottende una tragedia contemporanea che ha ingredienti classici che scatenano il furore e continuano a legare la vita dei due personaggi».
Nel ruolo di Carla, la donna che crea un legame indissolubile tra i due atleti, Paola Minaccioni, attrice che viene dal teatro comico e che si cimenta per la prima volta con un testo drammatico. «Fare teatro drammatico significa allargare la mia creatività anche al registro del comico.

Calarmi nei panni di Carla - che interpreto in due momenti della sua vita, da vecchia e giovane, ma anche nel ruolo della figlia - ha significato entrare in un rapporto passionale che ha come fulcro una sorta di indagine psicologica sui personaggi, culminante in un giallo dai toni noir».

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