Caro Gigi Riva, se l'aspettava unItalia 2 così pimpante?
«Hanno dimostrato di avere talento e testa, le due caratteristiche essenziali per fare strada. L'Irlanda del Nord non è il Brasile, ma i tre gol, tutti e tre, non sono stati occasionali, sono stati di gran qualità. Anche questo è un indice di cui tener conto. Alla fine si può dire che il nostro calcio non è poi così mal ridotto».
Santon ha sbalordito noi: e voi del club Italia?
«Ci sono dei ragazzi che a 18 anni devono ancora completarsi, nel fisico, nei comportamenti e nel bagaglio tecnico. Santon, a 18 anni, ha già tutto a disposizione: la forte personalità, la buona educazione, il fisico possente, sembra un gladiatore. La conseguenza è una soltanto. Ai nostri occhi, compie sempre dei prodigi, per lui tutto quel che realizza, sul campo di calcio, è assolutamente normale».
E di Giuseppe Rossi cosa si dice?
«Che la sua condizione mi stupisce molto. Il calcio italiano ha sotto gli occhi, per molti mesi, quelli trascorsi al Parma nel quale risultò decisivo per la salvezza due anni fa, e lo lascia partire, lo lascia finire al Villarreal in Spagna? Mi chiedo: ma gli occhi dove li avete? Tra l'altro per trovare uno con quelle qualità, davanti alla porta, capace di saltare in dribbling chiunque, bisogna spendere fiori di milioni sul mercato».
Come completiamo l'elenco delle segnalazioni?
«Nella settimana di Coverciano ho visto tutti gli allenamenti. E c'è un ragazzo che mi ha colpito: Pellissier, calciatore concreto, è entrato ha fatto subito gol e ne ha sfiorato un secondo a Pisa. Si capisce attraverso lui il miracolo salvezza del Chievo».
Balotelli è ancora fuori dall'azzurro: fino a quando?
«È un bravo giocatore, gli ho visto fare in campionato cose belle ed altre meno belle, tipo alcuni atteggiamenti sul campo. Da noi intesi come nazionale sarebbero inammissibili, perché qui c'è un gruppo coeso, non ci sono sbavature. Lippi valuterà e deciderà al momento giusto».
La Nazionale ha perso da qualche ora Ciro Ferrara: ce la farà a guidare la Juventus?
«Ha un grande vantaggio: la conoscenza perfetta del pianeta Juve inteso come società, squadra, tifosi. È uno di loro, insomma. Sul piano del carattere ve lo dico in anticipo: gli piace sorridere e scherzare, ma attenti a quando va in campo perché allora ogni scherzo è finito. Il rischio è la gestione del grande gruppo nel quale è nato. In questi giorni ho visto con quale ansia, con quale voglia aspettasse la telefonata di Torino: ha voluto fortissimamente quella panchina, ce la farà».
Prima di lui ci fu Ancelotti assistente di Sacchi...
«Ma Carlo è sempre stato un allenatore in campo. Nel mondiale del '90, Vicini lo volle in azzurro perché riusciva a tenere unita la squadra, a dare le dritte giuste, a correggere le posizioni dei suoi colleghi. Questa attitudine si è trasformata in talento quando è diventato allenatore. Al Milan ha retto tanto tempo e fatto bene, 8 titoli dalla sua parte non sono una contabilità qualsiasi. Il problema è che nel Milan se arrivi 2° o 3° è un mezzo fallimento. La stessa legge vale anche per Ferrara alla Juve, naturalmente».
Kakà e Ibra stanno per partire: saremo più poveri?
«Io comincio a pensare che il calcio sia impazzito. Circolano sui giornali cifre da capogiro che io continuo a non capire anche se giustifico il business. E a certe cifre, che riguardano anche gli stipendi dei calciatori, non si può rinunciare».
Allude al Milan di Berlusconi...
«Alludo alla frase pronunciata da Silvio Berlusconi su questo argomento: È moralmente inaccettabile che una famiglia debba ripianare un deficit da 70 milioni di euro ha detto. E io sono d'accordo. Perciò sarebbe insensato rinunciare ad affari con queste dimensioni economiche. Specie se si tiene conto di due fattori: 1) l'eventualità di infortuni; 2) la controindicazione nel tenere un calciatore contro la propria volontà. Mi rendo conto che non è il caso di Kakà, però».
La tournée in Sudafrica non sembra essere divertente...
«E infatti io sono già in crisi prima di cominciare: ma ho notato un entusiasmo che trasformerà questo lungo viaggio in una proficua occasione per crescere e cementare l'Italia di Lippi».
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