Calcio Inter e Juve stellari. E Seedorf al Milan...

È come la notte di ferragosto: pochi fuochi d'artificio a illuminare le feste sulle spiagge. A meno di una settimana dal via, sabato sera si riparte e c'è subito il Milan a Siena, il calcio italiano misura la sua preparazione e documenta con più ombre che luci lo stato d'avanzamento dei lavori. L'Inter resta in cima ai pronostici e non solo. Peccato che nelle ultime ore abbia subito uno sgambetto dal destino: l'infortunio toccato a Esteban Cambiasso (lesione al menisco esterno del ginocchio destro), l'equilibratore del centrocampo, leader indiscusso del gioco e dello spogliatoio (più dello stesso capitano Zanetti troppo spesso defilato nelle vicende più complicate), toglie a Mourinho una pedina essenziale. Ne sa qualcosa il suo predecessore Mancini quando gli toccò fare i conti con una serie di accidenti muscolari con l'argentino che di fatto (preso a parametro 0 dal Real Madrid) ha segnato il capovolgimento del ciclo morattiano. Nella cambusa di Appiano Gentile, il portoghese ha ricambi di primissima qualità e non può certo lamentarsene. Piuttosto è l'allestimento del trio d'attacco ad alimentare il dibattito nelle viscere del popolo interista. Il sacrificio di Balotelli a favore del tre-quartista è argomento capace di dividere: arrivasse Snijder se ne potrebbe discutere, senza l'olandese del Real, meglio soprassedere.
La Juve ha scoperto, nella notte di Pescara, la fondamentale presenza di Felipe Melo. È un torello capace di dare assetto e solidità a tutta la squadra. Con lui in campo, Ciro a papà può consentire a Sissoko di guarire evitando accelerazioni dannose. A proposito: oggi il tema degli infortuni e dei recuperi è diventato un tema essenziale, evitare i premi e moltiplicare i secondi può risultare essenziale ai fini stessi del risultato da conseguire. Stasera a San Siro forse non vedremo ancora la Juve smagliante di cui ha bisogno tutto il movimento ma di certo coglieremo i margini di miglioramento che l'utilizzo di Diego possono garantire. Persino Valentino Rossi s'è spinto a segnalare il pericolo Juve per la sua Beneamata.
Le ombre più inquietanti si allungano però sulla gloriosa sagoma del Milan. Ieri è intervenuto Leonardo per restituire un pizzico di fiducia a un ambiente che sembra già scarico prim'ancora di cominciare. «Non dobbiamo farci abbattere» ha ripetuto. Evidente il rischio: lasciarsi prendere dalla rassegnazione. Come dire: siamo questi e niente può aiutarci a risalire la china. Due sole le annotazioni positive dopo 40 giorni dall'inizio del raduno: la massacrante tournèe senza infortuni gravi e il recupero certificato di Nesta che pure non ha evitato altri schiaffi sul muso, a Pescara gli ultimi due. Del ritorno di Abbiati non c'è ancora una data certa, Borriello teme ricadute ma è Ronaldinho a rappresentare l'interrogativo più lacerante. Attorno a lui è stata costruita la stagione: via Kakà, fiducia incondizionata al Gaucho, sostegno pieno di società e tecnico, giuramento promosso dal patron. Niente: le risposte sono ancora così vaghe e contraddittorie da richiamare alla memoria i giudizi di Ancelotti. Il problema di Ronaldinho non è giocare con continuità. No, è allenarsi con ferocia, tutti i giorni, a tutte le ore, avendo cura di alimentazione e vita privata degne di un atleta che deve ritornare a sprintare come una volta, tre anni prima ormai, la stagione dei trionfi catalani e del Pallone d'oro.

Che ci sia qualche dubbio in più è confermato da un dettaglio di calcio-mercato. Ancelotti (e il Chelsea) son tornati alla carica per avere almeno Seedorf dopo il mancato assalto a Pirlo. Da via Turati hanno risposto di no: perché Clarence è fondamentale per prendere il posto del Gaucho.

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