"30mila euro per giocare in Serie C". Bagni, lo scouting a pagamento e l'inchiesta de Le Iene

L'inchiesta della trasmissione di Italia Uno ha coinvolto oltre all'ex centrocampista del Napoli anche il ds della Vis Pesaro, Michele Menga. Ecco cosa è emerso

"30mila euro per giocare in Serie C". Bagni, lo scouting a pagamento e l'inchiesta de Le Iene

Salvatore Bagni nella bufera dopo l’inchiesta de Le Iene sullo scouting a pagamento. Una dinamica svelata dalla trasmissione dell'Italia Uno, che porta alla luce una pratica, purtroppo in voga nel calcio italiano. In sostanza vengono chiesti soldi alle famiglie, in cambio della promessa che aspiranti calciatori possano approdare in squadre professionistiche.

Protagonista della vicenda è l'ex calciatore del Napoli e della Nazionale, vincitore dello scudetto del 1986/87 con Maradona. Bagni, 68 anni, insieme al figlio Gianluca, oggi è a capo dell’agenzia "Be GR8 Sport", società attiva nello scouting di giovani talenti. La Iena Luca Sgarbi, autore dell'inchiesta insieme a Claudio Sangiovanni, si è finta fratello di un giovane calciatore e per capire come può funzionare l’accesso alle squadre professionistiche si affida a un talent scout, figura che opera nei campi di provincia alla ricerca di nuove promesse. È in questo momento che entra in contatto con Bagni.

Quando l'inviato gli sottopone il presunto talento del fratello, l’attenzione si sposta rapidamente su tutt’altro: soldi, conoscenze, favori e promesse di un posto da titolare. Ed è Bagni a chiarire subito le regole d’ingaggio: "Però ti spiego, perché bisogna esser chiari… noi abbiamo quest’agenzia nostra io e mio figlio, però quelli che noi andiamo a cercare noi li paghiamo perché li cerco io, li scelgo io. Ma tutti quelli che non cerchiamo noi, noi ci facciamo pagare, ovviamente perché il ragazzo non ti fa guadagnare niente". In sostanza, se è lui a trovare il talento, è disposto a investire. Se invece il giocatore gli viene proposto da qualcun altro, allora le regole cambiano.

Per quanto riguarda le cifre richieste, Bagni risponde: "No, dovete parlar voi, io ascolto. L’unica cosa che diciamo sempre: siamo persone non serie, di più". Poi però entra nel dettaglio: "Noi meno di 30mila euro non facciamo con nessuno" e rivela che alcuni di quelli che avrebbe piazzato"Pagano due 30mila euro e uno 40mila. Sono tutti imprenditori, perché non lo può fare l’operaio". E in tutto ciò, l’abilità del giovane è presa in considerazione? Ad ascoltare le parole dell’ex calciatore."E cioè con tuo fratello, con tutto il rispetto, siamo lontani! Non lo conosco, magari è il più forte di tutti… però ecco, è tutto qua".

In sostanza, nessuna visione tecnica, nessuna analisi, per Bagni, il valore del giovane calciatore sembra solo una questione di soldi. Un meccanismo, per il quale il merito e le capacità sembrano essere l’ultimo degli elementi in gioco. Sui metodi di pagamento, spiega: "Noi andiamo sempre sul cash". Ma per chi non può pagare in nero è stata studiata l’alternativa: "Se proprio si è impossibilitati, si può fare una sponsorizzazione: così da poter fare 'regali legali'...". L’obbiettivo? Piazzare i ragazzi, a prescindere dal talento. "Ti dico, la C non è un problema: chiamo, chiedo un favore" dice Bagni, che elenca decine di squadre in cui avrebbe sistemato giovani calciatori dietro pagamento. Sarebbero squadre soprattutto di Serie C, ma anche di Serie B e di Serie A.

Nel corso della conversazione, Bagni sottolinea anche quello che sarebbe il suo potere contrattuale e i rapporti con i club: "Tutti mi devono qualcosa, per quello che li piazzo da tutte le parti, tutte le società: io sono corretto, loro devono essere corretti con me, non ce n’è". Bagni esplicita la dinamica: "Quando il direttore ha detto all’allenatore 'gioca titolare', gioca titolare". E ancora:"Alla Vis Pesaro sicuramente ti fanno giocar titolare. Perché me lo aveva già detto per quel ragazzo…". Il talento? Secondario. E precisa: "Noi di quelli che pagano ne abbiamo 13. Sono tutti nei settori giovanili professionisti. Quelli che non scegliamo noi, devono pagare, per forza". Semplice no?

Ma il sistema che emerge non si limita a un solo interlocutore perché per portare un giocatore in squadra, ci vuole la complicità di qualcuno all’interno della società stessa, in questo caso il direttore sportivo. A entrare in scena è quindi Michele Menga, ds del settore giovanile della Vis Pesaro: "Poi la nostra fortuna è che io non nascondo niente perché la mia società è al corrente di tutto, dalla cosa sbagliata alla cosa giusta. Adesso è stata fatta una cosa sbagliata, lui (il mister?) lo sa". Alla fine del servizio la Iena si palesa a Bagni dopo avergli consegnato dei soldi che ovviamente sono falsi. E Bagni dice: "Se il sogno di un ragazzo è di giocare nel settore giovanile di qualsiasi squadra". Poi l’ex giocatore va via in macchina e porta via la busta.

Il caso ora è al vaglio della procura federale della Figc e il pm del calcio Giuseppe Chinè sta valutando in queste ore se aprire un fascicolo di inchiesta. Ma non solo.

Dopo la messa in onda del servizio, la Vis Pesaro, impegnata al momento nei playoff di Serie C, ha annunciato "la sospensione del direttore sportivo Michele Menga e ha disposto accertamenti al fine di valutare l’eventuale coinvolgimento dello stesso nelle vicende millantate dal signore Salvatore Bagni e disporre conseguentemente ulteriori provvedimenti. La società sportiva si riserva di tutelare la propria immagine e reputazione nelle sedi più opportune, al fine di evitare ulteriori strumentalizzazioni".

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