Calcio

La ferocia del vichingo Beltran beffa l’Hellas a dieci dalla fine: la Fiorentina sa ancora soffrire

Il sogno europeo ha la meglio sull’obiettivo salvezza, perché la Fiorentina di Italiano ritrova i tre punti preziosissimi in casa contro il Verona: la decide con caparbietà e ferocia il vichingo Beltran a dieci dalla fine

Il Vichingo Beltrán firma il gol decisivo per i tre punti della Viola (via Acf Fiorentina)
Il Vichingo Beltrán firma il gol decisivo per i tre punti della Viola (via Acf Fiorentina)
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La sedicesima giornata di Serie A riporta i riflettori su Firenze: a sfidarsi il sogno europeo contro l'obiettivo salvezza, in questo Fiorentina–Hellas Verona. Il match prende avvio col Franchi sotto shock, perché la Fiorentina si dimentica d’essere scesa in campo e in meno di un minuto il portiere viola, Pietro Terracciano, disfa (e poi sistema): rigore per una leggerezza allucinante su Folorusho, Đurić dal dischetto è murato dall’estremo difensore campano, che, nel corso del primo tempo, para veramente di tutto e si erge ad unica certezza per i padroni di casa. La Viola sa soffrire e lo fa fino all’ultimo, in una lenta ma costante crescita fino al dominio del possesso palla: è così che arriva, quasi di sfogo collettivo, il gol del “vichingo” Lucas Beltran, a dieci dalla fine. Game set match: rimpianti per l’Hellas sempre in gara ma i tre punti di caparbietà li strappa la squadra di Italiano, che supera momentaneamente anche la Roma e s'avvicina un passo in più al sogno europeo.

La Fiorentina torna al Franchi con un mantra, dopo il passaggio da forza di testa del girone di Conference League ed il pareggio (amaro) dello scontro diretto di Roma: vincere d’orgoglio e necessità, perché sono appena sette i punti collezionati dalla Viola nelle ultime sette giocate in campionato, e per risalire la china della classifica, agguantando il sorpasso su Bologna e Roma – impegnate nel test match delle 18:00 al Dall’Ara – serve di più.

Il Verona, ancora a -1 dalla zona salvezza ma in un gruppone abbastanza omogeneo di coda, arriva da tre pareggi consecutivi (di cui quello importantissimo contro la Lazio), ma da ben 13 gare di fila senza vittoria. Un record negativo per i gialloblù che non si registrava dalla stagione 2015/16, e lo storico al Franchi per l’Hellas non è dei migliori: delle ultime sei al Franchi quattro sono i match conclusi in pareggio, ma in generale il Verona non batte i toscani dal 2019, quando un gol decisivo di Di Carmine gli valse i tre punti. Coi 1189 arrivati a sostegno degli Scaligeri, i gialloblù di Baroni dovranno cercare l’impresa.

Alzare l’asticella

Vincenzo Italiano sa più di tutti che la Fiorentina ha bisogno del massimo dei punti in casa propria: per farlo, contro il “suo” Verona (che visse da calciatore dal 1996 al 2005), dovrà ingegnarsi parecchio perché l’out di Nico González è pesante. Fuori anche Arthur e Duncan, per cui la titolarità andrà a Maxime Lopez e Mandragora in mediana, che andranno a sostenere la difesa a quattro di fronte a Terracciano costituita da Kayode, Ranieri, Martínez Quarta e capitan Biraghi. Con Bonaventura non al top, il comparto offensivo è una novità: Ikoné, Sottil e Beltrán, alla prima nell’undici iniziale, un passo indietro a Nzola.

L’asticella deve certamente alzarla Marco Baroni, che ha chiaro che per i suoi “sarà una partita bella ma complicata”: per il coach fiorentino, l’assenza per squalifica di Ondrej Duda – definito “insostituibile per caratteristiche” – di certo non aiuta. Allora, di fronte a Montipò, con lo speculare 4-3-2-1, confermati Tchatchoua, Hien, Magnani e Terracciano in difesa. A sostituire l’out dello slovacco Baroni sceglie il camerunense Martin Hongla, affiancato a Folorunsho; Ngonge, Lazović e Suslov sono chiamati, al solito, a sostenere Đurić unica punta.

Terracciano, nel bene e nel male

Il tempo netto di gioco è circa 40 secondi: un disastro di Pietro Terracciano su Folorusho, che ci crede su un potenziale recupero palla e viene colpito fallosamente con la punta del piede per una leggerezza sorprendente, significa subito grossi guai per la Fiorentina. Ferrieri Caputi è chiamata immediatamente al monitor dal Var: non può che essere rigore, e cartellino giallo per il portiere della Viola. Il Franchi è sconcertato. Sul dischetto si presenta Đurić, ma Terracciano si fa perdonare alla grande: parata sul tiro rasoterra dell’attaccante bosniaco, e ripresa miracolosa anche sulla seconda ribattuta. La Fiorentina si salva dallo scivolone.

Troppo soft la Viola in quest’avvio, e allora la Fiesole alza i decibel per dar la sveglia ai suoi. Quel che accade, in realtà, è un’altra occasione clamorosa per il Verona di mister Baroni, che a Firenze entra in punta di piedi per la sua personalissima storia di nascita, e poi crescita calcistica, nel capoluogo toscano: ad un soffio dal decimo di gioco, un traversone di Tchatchoua arriva a Lazović che fa quasi da sponda involontaria a Ngonge che, dal limite dell’area piccola, cerca di spizzare di testa una palla rocambolesca mancata da Đurić – il portiere campano s’allunga in volo d’angelo e devia sul suo palo.

I padroni di casa con la nuova quarta maglia - che richiama alla storia del club fiorentino - riacquistano il piglio e stabiliscono un possesso palla quasi univoco: Italiano, a bordo campo, detta ogni passaggio. È il 17’ e Biraghi s’incarica d’una punizione quasi da rimessa laterale: il cross scavalca tutta la difesa gialloblù e rimbalza su Nzola, che scarica col sinistro in rete alle spalle in Montipò – sembra fatta, ma il gol è annullato immediatamente per un tocco di mano in fase di controllo da parte dell’attaccante angolano. Tutto da rifare, ma un segnale indubbiamente positivo per la Viola, che pare riprendere il controllo. Quando Nzola buca Hien e Magnani e cerca spazio per calciare, che gli viene chiuso, qualche mormorio di troppo disturba non poco Vincenzo Italiano che si rivolge non più alla squadra ma agli spalti ed alla panchina intimando “calma”. Detto fatto: al 28’, Đurić stacca imperioso (ma centrale) dopo un’ottima costruzione di Lazović, ma Terracciano oppone un muro – l’estremo difensore casalingo fa anche meglio un attimo dopo, al 31’, perché gli arriva una bordata incredibile sui guantoni da parte di Ngonge che va a colpo sicuro.

Terracciano

L’unico altro brivido che crea poi la Fiorentina è l’incursione di Ikoné che prova ad imbucare il corridoio per Sottil, ma è fermato coi tempi giusti da Magnani. Il Verona qualche rimpianto, invece, se lo porta dietro, quando Ferrieri Caputi fischia la fine del primo parziale di gioco: se si è fermi ancora sul pareggio a rete inviolate, il merito è soltanto di Pietro Terracciano, nel bene e nel male.

La ferocia del Vichingo

Alla ripresa, sono ben tre i cambi pronti dalla panchina viola: entra Arthur a dar solidità in fase d’impostazione, al posto di Maxime Lopez; fuori Sottil per Kouamé, che si posiziona in fascia, ma anche Nzola per Barák, con Beltrán che scala quindi a prima punta. Baroni scambia, invece, soltanto difensore per difensore: fuori Magnani e dentro Amione. Riparte subito con forza la Fiorentina, e lo fa con Ikoné: il francese si accentra prendendo il tempo a Filippo Terracciano e scarica il sinistro potente che gira bene ma si abbassa poco e supera la traversa di Montipò. Giusto il tempo di ripartire dalla propria area e Folorunsho scappa a Kayode, tentando un cross che impegna, ancora una volta, un Pietro Terracciano ispiratissimo in uscita.

Gli spalti del Franchi offrono, al solito, gran spettacolo (stavolta già in pieno clima natalizio) e paiono saper prendere con filosofia la prestazione opaca fin qui della Viola. Barák cerca di ravvivare l’impostazione, slalomeggiando a centrocampo, mentre Ikoné, dopo la proiezione offensiva di Ranieri, si ritrova quasi addosso a Montipò in un’azione – l’unica del secondo tempo, entro l’ora di gioco – rocambolesca che porta la Fiorentina nell’area piccola degli Scaligeri. Nel frattempo, Baroni ha bisogno di forze fresche: entrano così Henry e Dawidowicz al posto di Đurić e Suslov. Il nervosismo comincia a salire, perché, dopo un fallo (inesistente) fischiato a Kouamé, Barák si prende un giallo (inutile) per proteste: al 65’, gli ammoniti di gara sono tutti della formazione toscana – due minuti dopo, arriva un cartellino anche per Dawidowicz, al primo pallone toccato. Un errore incomprensibile di Martínez Quarta regala di fatto un corner all’Hellas: Hien di testa/spalla allunga una traiettoria insidiosissima a strapiombo sotto la traversa viola, e Pietro Terracciano fa un altro miracolo per tenere in piedi i suoi.

Italiano intercetta la difficoltà di Martínez Quarta ed usa il secondo slot per buttar dentro Milenković. È il minuto 73 e la Fiorentina colleziona, ad una manciata di secondi dall’ingresso del proprio centrale, la più bella, e pericolosa, azione offensiva: Mandragora in acrobazia da cross di Biraghi trova un pallone improvviso ma non abbastanza forte da spiazzare Montipò, che blocca con reattività. In casa Verona è invece il momento dell’ingresso dell’ex Riccardo Saponara, accolto dall’affetto del Franchi, che all’arrivo a Firenze non si era risparmiato in saluti. All’improvviso, un fulmine a ciel sereno, a dieci dalla fine: su rimpallo di Ikoné su Hien ed intervento scomposto di Amione, Beltrán centra una zampata che è tutta di determinazione (e buona dose di ferocia, quella da vero vichingo). La Fiorentina sa soffrire e poi colpire: 1-0.

Ultimi ritocchi per Italiano – che chiama fuori Mandragora in favore di Mina – che ha un attimo di preoccupazione quando Beltrán rimane a terra a cambi appena chiusi, mentre Baroni si gioca l’ultima carta disponibile e richiama dalla panchina Mboula per Folorunsho. Adesso, è solo questione di cronometro: Arthur continua a recuperar palloni, dando buon baricentro alla squadra, mentre il possesso palla è indiscutibilmente viola (quasi un 70% pieno), col doppio dei passaggi effettuati ma meno della metà dei tiri totali a proprio favore. I quattro di recupero concessi dalla direttrice di gara livornese passano velocissimi, e Beltrán si fa tutti i chilometri risparmiati nella prima metà di gara. Triplice fischio e finisce qui: game set match. I rimpianti sono tutti per l’Hellas sempre in gara ma i tre punti di caparbietà li strappa la squadra di Italiano, che supera momentaneamente anche la Roma e s'avvicina un passo in più al sogno europeo.

Il tabellino del match

FIORENTINA (4-2-3-1) – Terracciano; Kayode, Ranieri, Martínez Quarta, Biraghi; Maxime Lopez (46’ Arthur), Mandragora (85’ Mina); Ikoné, Sottil (46’ Kouamé), Nzola (46’ Barák); Beltrán. Allenatore: Vincenzo Italiano

HELLAS VERONA (4-2-3-1) – Montipò; Tchatchoua, Hien, Magnani (46’ Amione), Terracciano; Hongla, Folorunsho (84’ Mboula); Suslov (63’ Dawidowicz), Ngonge, Lazović (76’ Saponara); Đurić (63’ Henry). Allenatore: Marco Baroni

Marcatore: 78’ Beltrán (F)

Ammoniti: 2’ Terracciano (F), 36’ Biraghi (F), 65’ Barák (F), 67’ Dawidowicz (V)

Espulsi: nessuno

Arbitro: Maria Sole Ferrieri Caputi (Livorno)

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