
Secondo alcuni storici il tentato e fallito di sbarco a Dieppe, sarebbe stato in realtà una grande e complessa operazione di depistaggio pensata da un ufficiale del servizio informazioni della Royal Navy che aveva stabilito una linea diretta con Lord Louis Mountbatten, i vertici del XX Comitato del controspionaggio e quelli delle Operazione Combinate.
Questo ufficiale con mansioni particolari, per alcuni una sorta di Raspoutin dei servizi segreti, che desiderava ma non prese parte allo sbarco, dal momento che la sua eventuale cattura sarebbe rappresentava un rischio troppo elevato per l'intero apparato d'intelligence, rispondeva al nome di Ian Fleming. Sì, proprio lui. Lo scrittore che appena dieci anni dopo avrebbe dato i natali alla spia più famosa della letteratura: James Bond, l'agente 007.
Obiettivo della missione nelle sue "due azioni", la diversiva e la principale, sarebbe stato quello di testare le difese costiere eretta dai tedeschi nella Francia occupata, come era accaduto in precedenti raid di commandos, sviare l'attenzione da altri fronti, e, ben più importante, catturare informazioni segrete e della massima importanza per le sorti del conflitto.
Un raid su Dieppe
Per il generale J. H. Roberts, del Reale Esercito Canadese, il raid su Dieppe doveva essere "una passeggiata". L'operazione, che prese il nome in codice di "Jubilee" e venne lanciata il 19 agosto 1942, si concluderà in un bagno di sangue. Un fallimento a tutti i livelli, che lasciò sulla spiaggia di ciottoli bianchi del nord della Francia ben 907 caduti, accanto alle carcasse fumanti di una dozzina di tank Churchill inviati in "supporto". Il 90% della forza di sbarco venne annientata "sulla spiaggia". Furono 2.460 feriti e 1.946 prigionieri. Anche la Royal Air Force, impegnata in duello con i Fw-109 della Luftwaffe ancora in grado di difendere il canale della Manica, perdette diversi aerei in azione.
Insieme ai canadesi c'era anche una "componente clandestina" composta dai commando dei Royal Marines che avevano l'obiettivo di impossessarsi una seconda macchina cifratrice Enigma e dei documenti custoditi nel quartier generale che la Kriegmarine tedesca aveva stabilito presso un hotel nei pressi del molo. Il reparto era composto da due ufficiali e ventisei uomini, portato sulle coste di Dieppe a bordo di una vecchia cannoniera con lo scafo piatto, la Hms Locust. L'operazione, come l'intero raid, fu un fallimento.
Un terribile e "inquietante" fallimento
Nel suo rapporto, l'ufficiale di Marina Ian Fleming trovò difficile "sommare i pro e i contro di un sanguinoso e coraggioso affare", ma affermò che "il meccanismo per produrre ulteriori incursioni fosse stato così provato e trovato valido”.
Ciò che può risultare inquietante, al di là della battaglia e delle criptiche conclusioni tratte dal futuro romanziere, è quanto affermato dallo storico David O’Keefe. Per lui, come per altri, "l’intero raid sarebbe stato pianificato per coprire un’operazione del Commando 30, un’unità speciale del controspionaggio che aveva il compito di impadronirsi di informazioni e di tecnologie nemiche di particolare importanza".
Questa unità speciale, diversa da tutti gli altri commando britannici, aveva infatti dei legami diretti con Fleming e con le Operazioni Combinate. Ma cosa su cosa su fonda questa "teoria" e qual'era la reale missione degli uomini che portavano quel 30 di colore blu Cambridge cucito sulla spalla?
Un'unità d'assalto speciale
Si dice che la 30ª Unità d'Assalto fu creata e guidata da Ian Fleming, consigliere dell'ammiraglio Godfrey, su modello dell'Abwehr Kommando, il cui compito non era "ingaggiare il nemico" ma raccogliere informazioni. Dato che coinciderebbe con la teoria della "pianificazione" di Dieppe. Sebbene troppe morti peserebbero su questa possibile quanto straziante ipotesi.
Secondo Mark Simmons, che ha scritto diffusamente sull'argomento, Fleming era considerato "l'uomo delle idee" negli ambienti dell'intelligence, e anche se la maggior parte di queste erano bollate come "semplicemente folli", quella di creare un commando speciale ispirato all'Abwehrkommando, unità gestita dai servizi segreti tedeschi e formata principalmente da membri del Reggimento Brandeburgo Lehr che si muovevano dietro le linee per impossessarsi di qualsiasi elemento che potesse risultare utile nel campo dello spionaggio, ottenendo diversi successi nei Balcani, in Grecia e sull'isola di Creta, bastò a convincere l'ammiraglio John Godfrey, che avallò la creazione di quella che divenne nota come 30ª Unità d'Assalto, o Commando 30. Un raggruppamento che avrebbe operato sotto l'egida del Director of Naval Intelligence per svolgere missioni top-secret per raggiungere obiettivi della massima importanza.
I commando di Fleming
Quelli che divennero noti come "i Commando di Ian Fleming" dovevano unire - al pari dei loro brillanti ispiratori tedeschi - le capacità degli incursori militari alle necessità dello spionaggio.
Dopo il fallimento di Dieppe, la 30ª Unità d'Assalto prese parte allo sbarco alleato in Nord Africa, dove ottenne il suo primo successo, impossessandosi di documenti d'importanza vitale sottratti dal quartier generale della Marina italiana nei pressi di Algeri; poi negli sbarchi in Sicilia e in Corsica, conducendo incursioni contro installazioni nemiche per recuperare altre informazioni vitali, oltre all'eliminazione di alcune stazioni radar e posti di comando; durante l'invasione della Normandia, catturò ancora una volta informazioni di alto livello presso il quartier generale della Kriegsmarine di Villa Meurice, a Cherbourg. Fino all'attacco sferrato contro la base missilistica delle V2 di Sottevast.
Come
sappiamo, l'unità venne sciolta nel 1946. Lasciando al giovane Fleming una memoria costellata di luoghi, uomini audaci e avventure su cui basare molti dei suoi più celebri e indimenticabili romanzi di spionaggio.