Qatar 2022

Croazia, grande tecnica e orgoglio a mille per la caccia alla finale

Il percorso dei croati fino alla semifinale di Qatar 2022, tra vizi e virtù di una selezione orgogliosa e unita che ha stupito tutti per la sua solidità

Croazia, grande tecnica e orgoglio a mille per la caccia alla finale

In pochi alla vigilia del Mondiale avrebbero pronosticato che la Croazia sarebbe arrivata fino a questo punto. Una nazionale che, all’apparenza, sembrava impoverita rispetto a quella che aveva stregato tutti solo quattro anni fa, fermando la sua corsa a un passo dal successo finale, cedendo soltanto al cospetto di una Francia imperiosa. Il roaster dei croati, poi, vedeva tante scommesse e poche certezze dalla carta d’identità sempre più ingiallita. Ma i ragazzi di mister Zlatko Dalic ci avrebbero scommesso ed hanno avuto ragione. L’obiettivo era quello di riconfermarsi ai piani alti, ora possono addirittura cercare una rivincita in finale proprio contro la Francia, dato che il tabellone ancora lo permetterebbe. Prima, però, c’è da realizzare un’altra impresa, dopo aver sbattuto fuori il Brasile ai calci di rigore, adesso tocca affrontare un’altra regina del Sud America: l’Argentina. Non sarà facile perché l’albiceleste è molta lanciata e vola sulle ali dell’entusiasmo di un Messi in stato di grazia, ma la Croazia proverà ad alzare un’altra barricata per fermare l’onda fragorosa della Selecion, come è capitato con Neymar e compagni nei quarti di finale.

Un percorso in crescendo

Dopo il pareggio a reti bianche nell’esordio a Qatar 2022 contro il Marocco, la Croazia ha prima strapazzato per 4 a 1 il Canada, e poi ha fermato sullo 0 a 0 anche il Belgio, escludendo i diavoli rossi dal proseguo nel mondiale. Qualificati come secondi i croati hanno pescato agli ottavi il sorprendente Giappone, rispedito a casa dopo la lotteria dei rigori. Chi pensava che il Brasile avrebbe fatto di un sol boccone i vicecampioni del mondo si è sbagliato, perché dopo lo 0 a 0 nei tempi regolamentari, la Croazia ha recuperato lo svantaggio di Neymar, costruito nei supplementari, grazie alla rete di Bruno Petkovic. Dagli undici metri lo spauracchio Livakovic ha completato l’opera e creato il panico nella Selecao, facendo strappare a Tite il biglietto per la semifinale contro i rivali dell’Argentina.

Croazia Brasile

Orgoglio, gioventù ed esperienza

Il ct della Croazia, Zlatko Dalic, ha creato un piccolo ma grande capolavoro. Ha affidato le chiavi del suo centrocampo a uomini di esperienza e qualità, quali Modric, Kovavic e Brozovic. Tutti e tre non hanno mai tradito, offrendo prestazioni concrete, solide, condite da colpi di genio ed efficacia. La solidità è proprio uno dei punti di forza di questa formazione, esaltata da un reparto difensivo dove l’esperto Lovren viene affiancato dal magistrale Josko Gvardiol, ventenne in forza al Lipsia, probabilmente miglior difensore di tutto il torneo. Tra i pali, poi, c’è il pararigori per eccellenza, quel Dominik Livakovic che con le sue mani ha sbarrato la porta prima al Giappone, poi al Brasile. Un frantumatore di sogni altrui dagli undici metri. La Croazia subisce poche reti, gioca concentrata e corta fra i reparti ed è implacabile dal dischetto. La forza mentale dei vicecampioni del mondo è impressionante, il gruppo è unito e ben amalgamato, tutti remano verso un’unica direzione. I croati sono ragazzi orgogliosi, forgiati da un senso di appartenenza alla bandiera come nessun altro. Le ferite della guerra hanno lasciato in eredità un popolo saldo che si rispecchia nella nazionale di calcio.

Croazia Giappone

Un attacco da pochi gol

Se dobbiamo trovare una pecca alla Croazia, probabilmente, bisogna puntare il dito sull’attacco, un reparto che può contare sulle continue folate sull'ala mancina di Perisic, ma che non ha trovato un attaccante sul quale aggrapparsi con forza in ogni situazione. Al centro del reparto offensivo si sono alternati i vari Livaja, Kramaric e Petkovic, tutti in rete nel corso del torneo ma mai nessuno veramente convincente. Le punte di Zlatko Dalic trasmettono un senso di preoccupante sterilità, confermata dal basso numero di reti segnate fino a qui: mai più di un gol a partita, ad eccezione della partita con il Canada.

Anche Borna Sosa, terzino in forza allo Stoccarda, sembra un altro degli elementi più fragili di una selezione che fino a qui ha ribaltato tutti i pronostici.

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