Caso Osimhen: il presidente De Laurentiis e il club rinviati a giudizio ma la questione riguarderà il tribunale penale, non quello del calcio. Per l'accusa formulata dai pm di falso in bilancio, per intenderci, i soggetti indagati rischiano personalmente, niente penalizzazioni o squalifiche coinvolgeranno il Napoli. Sulla questione il procuratore della Federcalcio Chiné ha già detto la sua tre anni fa quando decise di intraprendere la strada dell'archiviazione:
fu proprio Chinè a ottenere gli atti dell'indagine dalla Procura di Roma per una eventuale rivisitazione del caso ma nelle carte non emersero fatti nuovi tali da giustificare una rivisitazione. Tutta qui la differenza con il processo Prisma che coinvolse la Juventus: allora vennero alla luce intercettazioni e carte di evidente natura confessoria, prove schiaccianti che fecero riaprire il caso al contrario del Napoli dove non esistono tracce sufficienti. Ieri il Gup del Tribunale di Roma Rosamaria De Lellis ha rinviato a giudizio il presidente De Laurentiis, la società e l'ad Chiavelli dietro richiesta formulata dai pm Del Giudice e Orano. La data fissata per l'inizio del processo è il 2 dicembre del prossimo anno: le accuse al Napoli (gli avvocati Fulgeri, Scalise e Contrada sono «stupiti perché esistevano i presupposti per il proscioglimento visto che la Guardia di Finanza ha sbagliato anche l'applicazione dei principi
contabili») traggono spunto da alcune operazioni di calciomercato, cosiddette plusvalenze. Lo scambio Manolas-Diawara con la Roma ma soprattutto l'acquisto del bomber nigeriano Osimhen, operazione in cui vennero coinvolti anche tre giovani del vivaio la cui quotazione eccessiva aveva insospettito i giudici.
Per la Procura, il Napoli avrebbe alterato i bilanci, la società replica: «Sconcerto per il provvedimento, per la stessa contestazione derivata dal medesimo fascicolo d'indagine, i pm milanesi hanno richiesto l'archiviazione del procedimento a carico dell'Inter».