I punti chiave
La misura è colma. Firenze è una piazza ambiziosa, esigente e che pretende di vedere bel calcio. La richiesta principale non è indirizzata alla conquista di trofei, che mancano dal 2001, ma verso un gioco decente, per non dire orgoglioso e spumeggiante. Quando la Fiorentina scende in campo non deve mai sentirsi sconfitta. Questo è ciò che ricerca il pubblico fiorentino nei confronti della propria squadra. Così, dopo l'ennesimo pareggio deludente tra le mura amiche, nel derby con l'Empoli, arriva la contestazione a uno di coloro che viene imputato tra i maggiori responsabili di questo anonimato ai quali i viola non sono, per tradizione, così abituati: Joe Barone. A dire il vero, però, sotto la gestione Commisso in riva all'Arno sono arrivate ben poche soddisfazioni. Questo è il quarto anno che l'italo-americano è al timone dei gigliati e si può tranquillamente parlare di terzo campionato problematico, altamente al di sotto delle aspettative.
La Fiorentina non rispecchia i pronostici
A parte la stagione scorsa, nella quale Italiano ha guidato la Fiorentina fino all'Europa, acciuffando un settimo posto valevole per l'accesso in Conference League, questa annata sta prendendo una piega avversa, molto più simile ai primi due anni post Della Valle. In questo scorcio di 2023, i viola sono la formazione peggiore della Serie A, con appena due punti conquistati sui prati nazionali. Al di là della piacevole cavalcata nelle coppe, che potrebbe inaspettatamente portare qualche soddisfazione, il cammino in campionato stenta a dir poco. Il pubblico che anima sempre lo stadio, che si riempie con una media di 30.000 spettatori a partita, comincia a essere spazientito e stanco di una Fiorentina svagata e inconcludente. Così, al termine del pareggio con l'Empoli, fuori dalla tribuna centrale del Franchi si inscena un battibecco tra il direttore generale Barone e un tifoso.
Il diverbio con Barone
Nel diverbio, al quale assistono diversi tifosi, seguono delle voci incontrollate che invocano perentoriamente un intervento per risollevare le sorti di una squadra che, rispetto alla scorsa stagione, appare indebolita. Si richiede a Barone di farsi da parte e di lasciare il suo ruolo a chi conosce il calcio, meglio se a qualcuno che mastichi di più il mestiere del pallone. Una delle maggiori critiche rivolte all'organigramma societario, dalla pancia gigliata, è che la Fiorentina non è Mediacom. L'approccio imprenditoriale a una materia irrazionale come il calcio non funziona. Il presidente Commisso, evidentemente, è convinto della qualità del lavoro svolto finora e non perde occasione, quando si avvicina ai microfoni, di ribadire la bontà dell'operato del suo team e dei suoi fedelissimi (Barone e Pradè su tutti).
L'investimento pesante sul Viola Park è un argomento discusso, sicuramente si rivelerà come un centro sportivo fiore all'occhiello, non solo a livello nazionale, come ha confermato nella sua recente visita il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, ma attualmente non porta punti alla causa. Cesare Prandelli, nella sua ultima parentesi alla guida della Fiorentina, affermò che una struttura del genere avrebbe garantito all'anno una media di 9-10 punti. Attualmente, tuttavia, la squadra è confusa e dal Viola Park, ancora da inaugurare, non arriva un supporto oggettivo.
Vincenzo Italiano deve trovare una cura per la sua squadra malata, prima che la situazione peggiori e Firenze torni a scatenarsi come una polveriera. Chi ha memoria si ricorda le sommosse per i Pontello e le fiaccolate per Cecchi Gori, oltre ai più recenti flashmob contro i Della Valle in via Tornabuoni.
Alla fine c'è ancora tempo per dare senso a questa stagione, specialmente tramite le due coppe rimaste. Serve una scossa, perché come dice Antonin Barak, al gruppo gigliato manca la mentalità. Ma quella non si trova negli scaffali del supermercato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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