Calcio

Fiorentina totale contro la Lazio: Bonaventura rompe l’incantesimo

Una Fiorentina in assetto da guerra in campo contro una Lazio spenta e totalmente schiacciata sotto i colpi della Viola: il Mago Luis Alberto illude i biancocelesti, ma dopo quattro legni Kayode e Bonaventura rompono l’incantesimo

Il giovanissimo Kayode al primo centro in Serie A (via Acf Fiorentina)
Il giovanissimo Kayode al primo centro in Serie A (via Acf Fiorentina)
Tabella dei contenuti

Lo scontro diretto per l’Europa va in scena sotto la fitta pioggia d’un Franchi: il posticipo della ventiseiesima di Serie A tra Fiorentina e Lazio è un passaggio chiave in ottica classifica, e forse ancor più in ottica fiducia e motivazione. C’era bisogno di risposte, e la Viola di Italiano ha risposto ad alta voce: la Fiorentina domina contro una Lazio sottotono ma assolutamente schiacciata dall’aggressività dei padroni di casa toscani.

L’incipit è quasi rocambolesco, perché la Fiorentina domina in termini assoluti il primo parziale di gioco colpendo ben tre legni in quarantun minuti (11 tiri a 3, 11 corner a 2 e altri numeri assurdi). Proprio quando, nel primo ed unico minuto di recupero concesso da Guida, Italiano inizia a preoccuparsi per il gol che non arriva, è la Lazio a ferire alla prima vera occasione costruita: da sinistra a destra, da Provedel a Isaksen e Guendouzi fino al Mago Luis Alberto, che controlla e imbuca da vero leader per il vantaggio biancoceleste. La batosta del vantaggio potrebbe frenare la Fiorentina, che invece rientra in campo alla ripresa con rinnovato spirito d’aggressione e convinzione e riesce a rompere l’incantesimo: così, al 61’, trova un pareggio parso stregato col primo gol in Serie A del giovanissimo terzino Kayode. Quando, pochi minuti dopo, Nico González sbaglia l’occasione del vantaggio su rigore (palo pieno, l’ennesimo) pare l’inizio di un incubo, che invece porta ad un’immediata reazione della formazione di Italiano, che al 69’ il vantaggio col ritrovato Jack Bonaventura. È tutto qui, il carattere forse mai del tutto mostrato e le potenzialità mai del tutto espresse fin qui d’una Fiorentina in pienissima ottica europea.

Verso quale Europa?

Quella di Firenze è una sera tempestosa, perché in questo posticipo tra Fiorentina e Lazio c’è molto più di quel che sembra: uno snodo chiave, sia in ottica classifica che fiducia e motivazione, con lo sguardo ben dritto verso l’Europa. Certo, c’è Europa ed Europa, obiettivo ed obiettivo. Da un lato, il cammino (altalenante ma efficace) in Conference della Fiorentina, alla quale toccherà un passaggio di turno – semplice su carta – col Maccabi Haifa, ma soprattutto un’attesa ripresa di sprint dai punti persi in quest’inizio anno; dall’altro, quello della Lazio, reduce dall’impresa casalinga di Champions contro la corazzata teutonica del Bayern, che si prepara a quello che Sarri, dopo la soddisfazione immediata post-gara, ha definito “l’inferno di Monaco”. A due punti di stacco reciproco, e il quarto posto a -8 e -10, in una stagione strana e complessa per entrambe, i biancocelesti dell’allenatore partenopeo cresciuto a Figline vantano precedenti positivi contro i Viola: degli ultimi dodici scontri diretti, la Fiorentina ne ha persi nove (con una vittoria e due pareggi); tra queste, le ultime due trasferte laziali sono state fatalissime per i padroni di casa, con lo 0 – 3 e lo 0 – 4 del febbraio ed ottobre 2022. Eppure, in termini assoluti, delle 75 gare disputate al Franchi fra le due formazioni, la Fiorentina conta 34 vittorie (contro le 21 laziali). L’Europa – qualsiasi sarà – rimane appena ad un filo.

Le formazioni iniziali

Vincenzo Italiano vuole “continuità”. Così, con Terracciano tra i pali, schiera capitan Biraghi con Kayode sugli esterni, con centrali Milenković e Ranieri (per l’out pesante di Martínez Quarta); a centrocampo, la solidità di Arthur e a sorpresa Bonaventura, a sostegno del comparto offensivo composto da Sottil, Nico González, Beltrán e Belotti prima punta.

Maurizio Sarri fa i conti con le assenze, e allora conferma l’assicurazione Ciro Immobile davanti. Con Provedel in porta, sceglie Lazzari, Casale, Romagnoli e Marušić come quattro di difesa; Guendouzi, Cataldi e Luis Alberto per dare qualità a centrocampo, mentre conferme per Isaksen e Felipe Anderson a sostegno offensivo del bomber numero 17.

Tre pali per la Viola, ma il Mago è letale

La pioggia si ferma per un momento sulla Fiesole festante e i 1878 fedelissimi laziali accorsi nel capoluogo toscano. In trenta secondi dal fischio di Guida, la Fiorentina fa il primo passo in aggressione: è Nico González a guadagnarsi il primo corner della gara, con una progressione efficace sulla fascia destra; proprio dal conseguente cross di Bonaventura a cercare Belotti ne scaturisce immediatamente un secondo – la palla passa, Ranieri va in anticipo su tutti e Casale è provvidenziale nel trovare salvezza nuovamente in calcio d’angolo, dopo una carambola complessa a due passi da Provedel.

Si prende anche il primo tiro (ben) fuori dalla porta: al 5’, a Sottil arriva un pallone carambolato da Bonaventura al limite dell’area – il classe ‘99 torinese la spara in curva. Un minuto dopo, arriva il primo angolo per la Lazio, scaturito dall’incursione di Luis Alberto che esce bene dall’uno-due con Felipe Anderson. Potrebbe essere una buona prima occasione per i biancocelesti, ma l’approccio della Viola ai primi minuti di gioco è deciso e Nico González recupera subito palla, per far ripartire i suoi in un giro di possesso e calibrata costruzione. Il pressing è alto, e mentre il quarto corner per i padroni di casa arriva entro i primi dieci minuti, anche Arthur si diletta in un tentativo balistico dalla distanza, mentre la Lazio è costrette ad arretrare spesso per affidarsi a Provedel – il portiere ex Spezia richiama l’attenzione della panchina, attorno al 12’, per un giramento di testa: attimi di break, ma allarme temporaneamente rientrato. Un bel movimento di Lazzari, sulla corsia destra, inizia a mettere in difficoltà le retrovie viola alla ricerca di Immobile; dal corner che ne segue, Guendouzi prova ad allungarsi, anticipando Milenković, ma la palla è out. L’occasione clamorosa è però della Fiorentina, al 18’: una buona avanzata corale ed un rimpallo favorevole a Sottil porta Belotti a ricevere sulla lunetta; l’attaccante si gira e trova Beltrán che, a sua volta, vede Nico González libero in corsa – l’argentino piazza il sinistro quasi ad occhi chiusi, ma Provedel si allunga e il tiro si schianta sul palo; sulla ribattuta arriva Bonaventura per il tap-in, ma Casale si immola per la causa e fa muro scaraventando in angolo.

Il Franchi è ancora udibilmente scosso dall’occasione del vantaggio agognato, quando Belotti trova il secondo legno del match con una schiacciata di testa che lascia impietrito l’estremo difensore biancoceleste, che poi reagisce con attenzione e prontezza sulla ribattuta (debole) di Sottil.

Sarri, agitato a bordocampo, richiama i suoi all’ordine, perché il braccio di ferro sta prendendo una brutta piega per i suoi: oltre alle occasioni già maturate, la Fiorentina mantiene il possesso palla e si muove con aggressività anche in fase di non possesso (ed è poca), uscendo spesso con velocità dal pressing avversario con tocchi di prima e buona tenuta mentale. Le palle inattive conquistate dalla squadra di Italiano sono tantissime, quando mancano 5’ dalla fine del primo parziale: al 39’, il Gallo s’allunga in volo e schiaccia ancora di testa ma è ancora decisiva la presenza di Casale; al quarantunesimo, arriva il terzo palo per la Fiorentina, colpito stavolta da capitan Biraghi direttamente da corner, con una pizzicata di Nico González seguita da una mezza rovesciata a spazzare di Felipe Anderson. La panchina casalinga non è però serena: c’è spazio da coprire, velocità da recuperare, grida Italiano con la consueta tribuna consigliera – della serie “basta che entri”, perché le sliding doors non hanno pietà.

Accade proprio così, nel primo ed unico minuto di recupero concesso da Guida: dal rinvio di Provedel a Isaksen, da sinistra a destra a Guendouzi che spalanca il corridoio a Luis Alberto, che non sbaglia e si carica sulle spalle, alla prima vera occasione creata, la difficoltà dell’intera squadra. Gol sbagliato gol subìto, una legge che punisce fin troppo duramente la Fiorentina: 0-1.

La Fiorentina rompe l’incantesimo

Le prime mosse, al rientro in campo alla ripresa, le fa sin da subito Maurizio Sarri: Zaccagni, al rientro dallo stop per problemi fisici, e Hysaj per l’evanescente Isaksen e Marušić. Nonostante i freschi ingressi, è ancora una volta la Fiorentina – con l’imperativo di recuperare la batosta emotiva e mentale – a rientrare con aggressività: ci prova al 48’ Belotti, sfruttando un cross di Biraghi respinto da Casale per tirare (malissimo) di prima intenzione. Al 55’, l’occasione sarebbe ancora più ghiotta, perché dalla punizione corta del capitano viola per Kayode nasce un po’ di tutto: rimpalli su rimpalli, Beltrán la rialza da Ranieri per Nico González, e poi ancora Arthur che riapre per Bonaventura ma gli spazi chiusi impediscono ad ogni tentativo di filtrare; a meno d’un giro d’orologio dopo, ci riprova, quasi di sfogo, li numero 10 argentino dalla distanza – alto, ma la Viola vuole riprendersi la partita. Altro corner altra occasionissima: Ranieri trova una girata precisa sul primo palo, ma Provedel respinge di reattività assoluta. Il pareggio è quasi una necessità cosmica, che cade dal cielo al 62’: Belotti fa il lavoro sporco e riesce a metterla in mezzo con deviazione da sinistra, Beltrán non c’arriva ma Kayode sì, col destro che sfiora la traversa e poi s’insacca – il primo gol in Serie A del difensore classe 2004 è un grido di liberazione per il Franchi. 1-1.

Il pressing della Fiorentina rimane altissimo, anche dopo il pareggio e l’ingresso – già programmato da Sarri – di Vecino per Cataldi. Talmente alto che si ferma tutto, al 64’, per un contatto in area tra Casale e Belotti che mette a lavoro il Var, mentre Guida indica immediatamente il dischetto. Nico González si prende il pallone, col peso del penalty sprecato contro l’Inter al suo rientro: detto fatto, perché Provedel è spiazzato ma la palla (e i sogni viola) si ferma sul palo alla destra dell’estremo difensore della Lazio. Franchi ammutolito dal quarto legno – stavolta meno perdonabile – della sua Viola. Gira un minuto d’orologio e il numero 10 non si fa frenare dall’errore, perché è lui che s’immola in costruzione dell’azione che porta al tiro da fuori di Beltrán sulla cui ribattuta si avventa Jack Bonaventura, che ritrova gol e centralità. 2-1. D’altro, lo cantava De Gregori: “Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”, e certo Nico González in spinta e sacrificio non è secondo quest’oggi a nessuno.

Il tridente d’attacco della Lazio è (stato) quasi inesistente, tanto che la panchina ospite richiama Felipe Anderson e Ciro Immobile, estremamente nervoso, per l’ingresso di Castellanos e Pedro. Anche Italiano prepara le contromisure, per resistere e portare a casa tre punti importantissimi: dentro allora Barák al posto di un applauditissimo Beltrán. Adesso, la Viola conduce in palleggio, stringendo la Lazio in una morsa nella quale è faticoso trovare linee di passaggio pulite: una squadra così determinata non si vedeva da un po’. A cinque dalla conclusione, mentre Zaccagni prova a districarsi tra le maglie avversarie cercando movimenti di scambio con Pedro (ma in scarsa sintonia con Castellanos), Mandragora prende il posto di Sottil. È ancora il subentrato in maglia numero 20 a farsi (ben) vedere, in modalità sfondamento: ne supera tre, poi calcia ma trova ancora un muro di fronte. Quando scocca il novantesimo, Belotti esce con standing ovation, a braccetto con Arthur, mentre entrano Maxime Lopez e Nzola. Comminati inizialmente 4’, poi 5’ per perdite di tempo, da Guida, e un’espulsione all’indirizzo della panchina Viola, i nuovi entrati si buttano in avanti a guadagnarsi più tempi e spazi possibili: Barák si porta alla bandierina, mentre la Lazio prova forsennatamente a ripartire, con foga e rabbia. Ci riesce soltanto quando mancano 60 secondi al novantacinquesimo: Luis Alberto per Pedro, che fatica nello stop in contrasto con Milenković e allora sbuca Vecino, che spara un missile – ma è alto sopra la traversa di Terracciano. I cinque minuti sono scaduti e il Franchi alza i decibel, nella confusione assoluta tra i ventidue in campo – il triplice fischio di Guida è un’esplosione totale: la ribalta d’orgoglio una Fiorentina stavolta davvero in assetto pienamente europeo.

Il tabellino del match

FIORENTINA (4-2-3-1) – Terracciano; Kayode, Milenković, Ranieri, Biraghi; Arthur (90’ Maxime Lopez), Bonaventura; Sottil (85’ Mandragora), Nico González, Beltrán (81’ Barák); Belotti (90’ Nzola). Allenatore: Vincenzo Italiano

LAZIO (4-3-3) – Provedel; Lazzari, Casale, Romagnoli, Marušić (46’ Hysaj); Guendouzi, Cataldi (62’ Vecino), Luis Alberto; Isaksen (46’ Zaccagni), Felipe Anderson (78’ Pedro), Immobile (78’ Castellanos). Allenatore: Maurizio Sarri

Marcatori: 45’+1’ Luis Alberto (L), 61’ Kayode (F), 69’ Bonaventura (F)

Ammoniti: 67’ Guendouzi (L), 88’ Vecino (L)

Espulsi: n/a

Arbitro: Marco Guida (Torre Annunziata)

Commenti