La gara valida per le qualificazioni ai prossimi Mondiali di calcio tra Italia e Israele si sta giocando in un'atmosfera surreale nello stadio di Debrecen, in Ungheria. Un campo neutro necessario vista la delicatezza dell'incontro, che ha ovviamente avuto come conseguenza uno stadio pressoché vuoto, con pochi tifosi da una parte e dall'altra ma con una lieve prevalenza di ultras provenienti dall'Italia. Sono in tutto 2000 circa i tifosi che hanno raggiunto l'Ungheria. Si sono vissuti anche momenti di scarsa sportività durante gli inni nazionali, che sono in un certo senso il termometro delle tensioni politiche.
Durante l'inno italiano ci sono stati alcuni fischi nei confronti della squadra azzurra ma nell'esecuzione dell'inno di Israele i tifosi italiani, oltre a fischiare talmente forte da coprire quasi le note, hanno voltato le spalle alla bandiera della formazione avversaria. Un comportamento che stride ancora di più nel giorno in cui lo Stato di Israele è stato sconvolto da un attacco terroristico portato avanti da un commando di palestinesi della Cisgiordania a Gerusalemme. Per questo motivo Israele è sceso in campo col lutto al braccio, tecnico compreso, per commemorare le sei vite perse.
In tanti hanno protestato, sostenendo che l'Italia non avrebbe dovuto giocare questa partita ma sarebbe stata una strada impercorribile per diverse ragioni, sia etiche che sportive. Come ha sottolineato bene il ct italiano, Gennaro Gattuso, lo sport non è politica, sul campo ci sono calciatori che hanno il dovere di scendere in campo. Inoltre, se l'Italia non avesse giocato, oltre a perdere a tavolino sarebbe stata esclusa da tutte le competizioni Fifa e Uefa, con conseguente sospensione della Federazione italiana. E ci sarebbero potute essere anche conseguente con il Cio.
Va comunque detto che l'ipotesi di non scendere in campo non è mai stata presa in considerazione ma è stata solo una richiesta dei
pro-Palestina. "Rino non si gioca con chi uccide bambini": è la frase scritta su uno striscione appeso davanti all'abitazione del tecnico della Nazionale Rino Gattuso a Schiavonea, frazione di Corigliano-Rossano.