Francesco Acerbi: "Bevevo troppo e volevo smettere col calcio"

Francesco Acerbi, difensore dell’Inter e della Nazionale italiana, si racconta in una lunga intervista a Verissimo, in occasione dell’uscita della sua autobiografia "Io, guerriero"

Francesco Acerbi: "Bevevo troppo e volevo smettere col calcio"

C’è una forza silenziosa che attraversa le parole di Francesco Acerbi, una determinazione fatta di cicatrici, sconfitte personali e conquiste interiori. Oggi il difensore dell’Inter e della Nazionale è un uomo diverso da quello che, anni fa, pensava di mollare tutto. A Verissimo, nel salotto confidenziale di Silvia Toffanin, Acerbi si è raccontato senza maschere. Ha parlato della sua autobiografia, Io, guerriero, e di un percorso che va ben oltre il campo da calcio.

Un ragazzo come tanti, con un sogno in testa

Francesco Acerbi non nasce con il destino già scritto. Il primo a credere in lui è il padre, un uomo che capiva poco di calcio ma molto di tenacia. "Papà voleva che facessi il calciatore – racconta – era molto severo, pretendeva tanto da me, ma mi ha portato fin dove sono oggi". È un ricordo pieno di gratitudine ma anche di rimpianto: "Non gli ho mai detto “Ti voglio bene” ed è qualcosa che ancora mi pesa". Il padre di Acerbi è morto quando lui aveva solo 24 anni, portato via da una malattia cardiaca. Un lutto che lo ha segnato profondamente, tanto da tornare nei suoi sogni: "L’ho rivisto in sogno, ci abbracciavamo. Mi sono svegliato, ho pianto due ore in bagno e poi sono andato a giocare".

L’abuso di alcol

Per molto tempo Acerbi ha vissuto una battaglia interiore. Dopo la morte del padre, qualcosa dentro di lui si è rotto. "Mi piaceva divertirmi, il calcio era passato in secondo piano", confessa. Le serate si facevano lunghe, i pensieri diventavano troppo ingombranti. "Non ero un alcolizzato – precisa – ma bevevo troppo. Lo facevo per non pensare, per sfuggire a quello che sentivo dentro. A un certo punto avevo anche deciso di smettere di giocare". Un incidente stradale, dopo una serata a Brescia, è stato il punto di rottura. Lì ha capito che stava andando verso il baratro. "Da quel momento ho detto basta".

Il tumore: la malattia che lo ha costretto a guardarsi dentro

Come se non bastasse, a complicare ulteriormente il suo percorso è arrivata la malattia. Nel 2013, durante dei controlli di routine, scopre di avere un tumore al testicolo. Nessun sintomo, solo alcuni valori del sangue alterati. Viene operato in tempi rapidi e torna in campo, ma dopo pochi mesi la malattia si ripresenta. "La recidiva non me l’aspettavo", ricorda. Inizia così la chemioterapia: un percorso difficile, fisicamente e psicologicamente. "Ho iniziato le chemio il 7 gennaio, ho finito il 14 marzo. Alla fine del campionato mi sono svegliato e ho deciso: non voglio più bere. Volevo allenarmi, ritrovare la voglia, la spiritualità. È venuto tutto da sé".

Il ritorno alla vita e alla passione per il calcio

La rinascita non è avvenuta in un giorno, ma è stata il frutto di una decisione consapevole: riprendersi la vita, e anche il calcio. "Il calcio ti toglie tanto, ti risucchia energia, ma io ho deciso di tornare. E di tornare con una nuova consapevolezza". In Acerbi oggi vive un uomo diverso, più profondo, più sereno. "Mi rivedo in un leone – dice – un animale solitario, ma che sa ciò che vuole".

L’equilibrio ritrovato e la famiglia

Nel privato, Acerbi ha costruito una nuova serenità. Dal 2020 è legato a Claudia Scarpari, e insieme hanno due figlie: Vittoria, nata nel 2021, e Nala, nel 2023. La coppia si è sposata nel 2025, a Cassina Rizzardi, in provincia di Como. La famiglia rappresenta per lui un punto fermo, una base solida a cui tornare dopo ogni partita, ogni sfida, ogni battaglia vinta e persa.

Una carriera tra difficoltà e trionfi

Nato a Vizzolo Predabissi il 10 febbraio 1988, Francesco Acerbi è alto 1 metro e 92 e gioca come difensore centrale. La sua carriera inizia nelle giovanili di Brescia e Pavia, poi una lunga gavetta tra prestiti, Serie B e finalmente la Serie A. Dopo brevi esperienze al Milan e al Chievo, si consacra al Sassuolo, dove gioca dal 2013 al 2018. Da lì il salto alla Lazio e infine l’approdo all’Inter.

In Nazionale, Acerbi è stato tra i protagonisti del trionfo all’Europeo 2021 con Roberto Mancini in panchina. Un’emozione che, insieme al debutto in Champions e al suo primo gol in quella competizione (contro il Barcellona al 93’, a 37 anni), rappresenta una delle vette della sua carriera.

Un guerriero che non ha mai smesso di combattere

Francesco Acerbi non è solo un calciatore. È un uomo che ha affrontato il dolore, la perdita, la malattia e la crisi personale con un coraggio che oggi condivide senza vergogna. La sua autobiografia Io, guerriero non è soltanto un racconto sportivo, ma un messaggio di speranza per chi, come lui, ha attraversato momenti bui. Un libro che parla di fragilità e riscatto, con la voce di chi ha imparato a guardare in faccia le proprie paure.

In campo o fuori, Acerbi ha scelto di combattere. E, guardandolo oggi, con addosso la maglia nerazzurra e un sorriso più consapevole, si capisce che quella battaglia, per ora, l’ha vinta.

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