Ibrahimovic, 280 giorni e non sentirli: "Se sto bene sono ancora il numero uno"

Il bomber gioca una ventina di minuti nella vittoria sull'Atalanta e diventa il più anziano giocatore del Milan, battendo il record di Costacurta. Nel post-partita si scatena in una serie di dichiarazioni "alla Zlatan"

Ibrahimovic, 280 giorni e non sentirli: "Se sto bene sono ancora il numero uno"

Joni Mitchell, tanti lustri fa, cantava che non ti rendi conto di quel che hai fino a quando non l’hai perso. I tifosi del Milan non avevano certo bisogno di un memo ma è bastato sentire le parole nel post-partita dopo la netta vittoria sull’Atalanta per rendersi conto che questo Diavolo non può fare a meno di Zlatan Ibrahimovic. La gioia del vederlo tornare in campo dopo un lunghissimo infortunio era già enorme, come sottolineato dal ruggire di San Siro quando è entrato in campo assieme a Charles de Ketelaere. Un momento non banale, il passato e il futuro del Milan assieme in campo, almeno a credere a M&M, sottolineato da un urlo da far tremare mezza Milano. Da quel 22 maggio 2022 col Sassuolo è passato tanto tempo, incluso un periodo nerissimo che sembrava non finire mai. A parte l’ennesimo record per i libri di storia rossonera, con lo svedese a battere il record di Billy Costacurta come giocatore più stagionato a vestire la maglia del Milan, in campo non si è visto moltissimo, ma sono comunque 20 minuti che fanno massa ed inducono ad un moderato ottimismo.

La vera importanza di WonderIbra, però, si è sentita in zona mista, quando Zlatan si è messo a fare quel che gli viene meglio: essere semplicemente sé stesso. Poche battute e chiunque fosse davanti allo schermo ha capito perché Pioli abbia insistito per trattenerlo a Milanello. Dove lo trovi uno del genere? Come fai ad immaginarti uno che ha vinto tutto ed ha già immaginato nei dettagli il suo futuro da imprenditore, dirigente e chissà cos’altro che stringe i denti solo per essere lì, non più protagonista come una volta ma irrinunciabile cuore emotivo di una squadra soggetta a preoccupanti amnesie caratteriali? Bentornato, Ibra. Ci eri mancato...

"Ho sofferto molto in questi 6 mesi"

Parlare dopo l’allenatore non è mai semplice per nessun giocatore, specialmente se ha disputato solo uno spezzone di una partita. Regola che vale nel caso della gente “normale”, non di uno come Zlatan. Appena il bordocampista di DAZN gli mette davanti il microfono sembra quello di una volta, sciolto, come se fosse la cosa più naturale al mondo. Cosa dice? Niente di trascendentale, ma pare venire dal cuore: “Questo stadio mi mancava molto, i tifosi mi danno forza e adrenalina. Senza l'aiuto dei fan sarebbe difficile, ma mi sento bene. è un anno e due mesi che non mi sento come mi sento oggi. Sono contento di essere tornato a fare ciò che so fare. Mi sentivo libero, oggi”. Visto che Ibra non riuscirebbe a prendersi sul serio neanche sotto tortura, c’è spazio per un batti e ribatti col vecchio compagno di mille battaglie Massimo Ambrosini ma è una parentesi tra discorsi più seri, come quando gli ricorda quanto sia stato complicato recuperare dall’ultimo infortunio.

E qui il giullare, il personaggio dalle sicurezze incrollabili sembra incrinarsi un attimo, ricordando un cammino davvero difficile. “Ho sofferto molto, negli ultimi sei mesi. Volevo aiutare a tutti i costi e non potevo stare in campo. Ho capito che quando non stai bene non puoi aiutare la squadra, ci ho provato in tutti i modi. Avrei potuto fare questo intervento anche prima, ma ho fatto una promessa al mister. Gli ho detto che avrei aiutato la squadra e alla fine abbiamo vinto. Non ho mai sofferto così tanto come ho sofferto per lo scudetto del Milan. è stato un anno difficile”. Non dura molto, dalla domanda successiva la maschera torna su, tutta tracotanza e paragoni arditi, ma per qualche minuto abbiamo visto il vero Zlatan, quello che le promesse le prende maledettamente sul serio, specialmente quelle che fa a sé stesso.

Ibrahimovic Milan Atalanta

"Leao? Mi sono abbassato lo stipendio per lui"

Le uscite di Zlatan Ibrahimovic da Malmo risultano particolarmente antipatiche ai suoi detrattori ma riuscireste ad immaginarvelo mentre dice le solite banalità di tanti altri suoi colleghi? Non sarebbe Ibra se non ci infilasse ogni tanto qualche dichiarazione sopra le righe. Stasera è toccato alla liturgia del “sono eterno”, tanto cara ad altri campioni stagionati che con diversi anni in meno hanno preferito fare cassa a latitudini più gestibili. Zlatan no, lui vuol fare la differenza proprio a San Siro, a casa sua. “Ogni allenamento miglioro sempre di più, e ne ho fatti solo tre. Immagina con una decina come posso stare. Mi manca giocare, se sto bene sono ancora il migliore. Avevo detto che avrei fatto saltare San Siro, e così è stato. Non faccio parte del passato, ma del presente. Voglio dare filo da torcere ai miei colleghi. Io penso di poter giocare tutta la partita, non gli ultimi cinque minuti. Chi la pensa così, allora va a casa”.

C’è pure spazio per una perla dell’Ibra-pensiero sul tema che tormenta da mesi il sonno dei tifosi del Diavolo, l’annosa questione del rinnovo di Rafa Leao. Cosa ne pensa Zlatan? Si farà, ovvio. “Ho abbassato il mio stipendio per darlo a lui”, come farebbe a non voler restare dove gioca uno come lui. Quando dallo studio lo incalzano su una risposta certa, se la firma sia davvero imminente, la sfinge svedese non va oltre ad una smorfia ed uno sguardo che dice e non dice. Ai tifosi sembrerà voler dire chissà cosa, ma forse nemmeno lui, la chioccia di questo Milan, sa cosa passi nella testa del giovane portoghese.

Un’ultima battuta e Zlatan Ibrahimovic se ne va, allegro come una Pasqua.

Ite, missa est. Per la prossima funzione ci rivediamo al Franchi. Chissà cosa si sarà inventato per celebrare il suo prossimo gol. Non c’è niente da fare: uno come lui, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.

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