
Perdere ci sta sempre, nel calcio. Anche in casa, anche contro l'Udinese. Soprattutto a fine estate. Però il tonfo è stato rumoroso, perché ha spezzato l'incantesimo che si era creato nel mondo nerazzurro, fino a domenica notte, bianco quanto l'arcinoto mulino, grazie ovviamente al corso nuovo, ad allenamenti finalmente più intensi, a un calcio più pratico e aggressivo, più verticale, così annunciava radio propaganda, mica quei continui fraseggi e quelle ripartenze da dietro nonostante i quali la squadra è andata 2 volte su 3 in finale di Champions League. Che barba, che noia: quante sconfitte, dai contiamole, che l'Inter ha la rosa più forte e doveva per forza vincere tutto.
Poi arriva l'Udinese di Atta e Davis e scopri che Bisseck fa sempre gli stessi errori, che con i lanci lunghi (cos'altro sono le verticalizzazioni?) Calhanoglu non serve e forse finisce per essere un danno, che Pio e Bonny sono sì meglio di Arnautovic, Correa e Taremi, ma tanto giocano sempre Lautaro e Thuram, e hai migliorato la panchina, non la squadra, che nel frattempo ha un anno di più. Adesso che arriva Akanji al posto di Pavard si può dire che l'Inter si è rafforzata? Uno è bravo quanto l'altro, ciascuno avrà le sue idee in proposito, di sicuro sono esperti entrambi, ma insieme sì che avrebbero reso l'Inter più forte e (almeno un po') più giovane, pensando agli anni 38 di Acerbi e agli anni 34 di De Vrji ormai prossimi (febbraio).
A inizio settembre non si può fare alcun processo, solo cercare di capire quanto è successo e provare ad anticipare quanto succederà. La domanda è una sola: è stato davvero fatto ciò che serviva per rialzare la squadra dalla caduta della scorsa stagione? E va ovviamente fatta a Marotta e ad Oaktree e non a Chivu, che come Inzaghi allena i giocatori che gli danno, ma che a differenza del più esperto collega ha meno chilometri in panchina ed è ovvio che debba passare attraverso scivolate come quella di domenica. Il senso di sommare punte e affollare l'area, catapultare palloni in mezzo, contro giocatori più alti dei tuoi, che li prendevano tutti? La rinuncia ai pensanti Calhanoglu e Sucic prima che a tutto il resto?
Chivu ha le sue idee e per quanto fatto e vinto da calciatore gode di un lasciapassare importante nel mondo nerazzurro. Non illimitato, però.
Cambiare l'Inter, consolidata da 4 stagioni importanti, senza cambiarla negli uomini sta a metà fra l'utopia e la presunzione, non può non saperlo. La società che l'ha scelto, ora di certo lo difenderà. Ma quante delle idee di Chivu ci sono state nel mercato dell'Inter?