Mondo nel pallone

L'asse tra club e fondi arabi per la nuova "Superlega" in Brasile

Mubadala, gigante finanziario di Dubai, pronta a sostenere la nuova Superlega in Brasile. Così le ambizioni degli emiri e quelle dei club verdeoro convergono

I giocatori di Flamengo e Atletico Paranaense durante la recente finale di Copa Libertadores, derby brasiliano vinto dai rossoneri di Rio
I giocatori di Flamengo e Atletico Paranaense durante la recente finale di Copa Libertadores, derby brasiliano vinto dai rossoneri di Rio

In Brasile la morte della leggenda nazionale del calcio, Pelé, ha aperto al dibattito sull'effettiva necessità di poter, in futuro, replicare il "modello O Rei". I Pelé di domani, è il mantra di molti osservatori, possono e devono essere allettati dalla possibilità di giocare buona parte della loro carriera nei club nazionali. Così non é stato negli ultimi quarant'anni per buona parte dei campioni verdeoro più iconici, con la sola eccezione di Zico. Da Ronaldo a Neymar, da Roberto Carlos a Thiago Silva, da Falcao a Ronaldinho, sono almeno quarant'anni che i fenomeni brasiliani prendono la via dell'Europa.

Libra, la nuova "Superlega" del Brasile

Contro questa diaspora, che vede i giocatori partire sempre prima e il campionato brasiliano ridotto a fucina di giovani di buone sperenza presti allettati dalle sirene europee o pensione romantica per vecchie glorie, sta nascendo il progetto Libra. L'idea di una "Superlega" brasiliana allettante sul piano sportivo e, soprattutto, economico e commerciale. La Lega brasiliana di calcio (Liga Brasileira de Futebol, Libra) è stata fondata nel maggio 2022 da sette club: Bragantino, Cruzeiro, Corinthians, Flamengo, Palmeiras, Santos e San Paolo. Il blocco è aumentato negli ultimi mesi e attualmente conta diciotto squadre tra Serie A e B verdeoro.

L'obiettivo è quello di creare un campionato appetibile sul piano tecnico e commerciale che esca dal modello complesso del calcio brasiliano, diviso lungo tutto l'anno tra competizioni statali e tornei nazionali, e crei un torneo capace di essere gestito direttamente dai club membri, come avviene per la Premier League inglese o l'Eurolega di Basket.

Mubadala e le mani sul progetto Libra

"L'idea", scrive il Financial Times, "è quella di sbloccare il potenziale commerciale del gioco in Brasile e migliorarne la qualità, con il sostegno di grandi quantità di denaro. In teoria, una struttura guidata da un club dovrebbe consentire la negoziazione collettiva dei diritti di trasmissione, portando a accordi più redditizi di quelli ottenuti su base individualizzata attuale" e mediati dalla federcalcio brasiliana. Salari più alti garantiti, attraverso questo meccanismo, ai giocatori, potrebbero spingere i giocatori a posticipare o addirittura frenare definitivamente la diaspora verso l'Europa.

Codajas Sports Kapital è la società che alle spalle del Libra sta guidando i club potenzialmente scissionisti. Ed ha alla sua testa il finanziere Lawrence Magrath, direttore della società di comunicazione Cremon Partecipacoes ed ex direttore commerciale del Fluminense di Rio de Janeiro, che mira a creare una lega capace di pareggiare i ricavi della Ligue 1 francese in dieci anni. Per farlo ha ottenuto il sostegno di ben 910 milioni di dollari di investimento ad opera di Mubadala, il fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti. Una mossa che è apparsa ben apprezzata dai tifosi, come ricorda il Ft: "La vendita di una fetta del campionato ad azionisti privati diversi dai club potrebbe rivelarsi controversa in altri paesi, c'è stata poca o nessuna resistenza tra i tifosi in Brasile. Ciò potrebbe essere dovuto alla percezione negativa della federazione a causa di scandali di corruzione passati, alla prospettiva di maggiori risorse per le squadre o semplicemente a una mancanza di consapevolezza".

Mubadala potrebbe dunque sbarcare nel calcio in uno dei suoi "templi", il mondo brasiliano, i cui club hanno un potenziale di attrazione commerciale assai ridotto rispetto ai tempi in cui Santos, Flamengo e San Paolo presentavano squadre capaci di competere con i grandi d'Europa in competizioni come la Coppa Intercontinentale. I calcoli della società di consulenza Sports Value mostrano che il fatturato combinato dei primi venti club brasiliani potrebbe crescere a circa 2,6 miliardi di dollari entro cinque anni dopo il varo di un nuovo campionato, raddoppiando rispetto ai giorni attuali.

I fondi emiratini sbarcano in Brasile

Uol Sport ha anticipato diverse novità del futuro assetto della lega Libra: "I club farebbero parte di un'associazione che cederebbe i diritti alla società e riceverebbe l'80% dei ricavi della futura Lega. Il resto, il 20%, sarebbe rimasto con Mubadala stesso. Nel condurre il processo di vendita, i club avrebbero l'ultima parola sulla vendita attraverso l'associazione".

Il fondo Mubadala guadagnerebbe dalla visibilità ottenuta da un eventuale successo della lega un aumento della sua popolarità in America Latina e il Brasile è da tempo nei radar come pied-a-terre della sua espansione: ad agosto ha comprato il 45% di Zamp SA, il più grande concessionario nel gigante latinoamericano per marchi come Burger King, Domino's e Popeye. Dal real estate nei nuovi complessi a Rio de Janeiro e San Paolo, alle infrastrutture con quote in MetroRio, passando per il colosso delle rinnovabili Renova e Medical Campus, che gestisce diversi ospedali, ha diversificato comprando quote in società per 2 miliardi di dollari.

Entrare nel calcio le consentirebbe di essere un attore ancora più visibile e con un soft power non indifferente, vista la popolarità sociale del pallone in Brasile. E di lanciare la sfida al vicino Qatar, la cui Qatar Investment Autorithy compete già con Ethiad e gli emiratini in Europa nel "derby degli sceicchi" tra Paris Saint Germain e Manchester City e che ha segnato un punto con l'organizzazione dei recenti mondiali. Per i capitali di Dubai e Abu Dhabi prendere la via del Brasile è una scelta strategica.

Che mostra, al tempo stesso, quanto il calcio sia un pretesto per parlare di grandi piani economici e politici.

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