Una carezza destinata alla Vanoni («donna meravigliosa e milanista»), un abbraccio a Franco Baresi («lo aspettiamo a Milanello») e un assist lanciato a Rino Gattuso ct dell'Italia in bilico col mondiale («se serve fermare il campionato, lo faremo»). E se c'è da schivare una trappola (il possibile arrivo di Thiago Silva a gennaio come rinforzo per la difesa), è prontissimo. «Al mercato provvede la società» risponde secco senza dimenticare i due anni meravigliosi vissuti col campione brasiliano. Dev'essere l'aria del derby: per una volta Max Allegri si concede a ogni domanda e curiosità, più che una conferenza-stampa sembra quasi una seduta sul lettino dello psicanalista. Perché riapre velocemente una parentesi storica
sulle passate scelte professionali. «In una notte dovetti scegliere tra tornare alla Juve, andare a Madrid dal Real oppure all'Inter» ripercorre parlando dei suoi rapporti con Beppe Marotta, tempestosi durante una famosa sfida di coppa Italia ma ufficialmente ripristinati («ho lavorato molto bene con lui a Torino»). E non lo scalfisce nemmeno il giudizio del presidente interista che lo descrive «cinico e concreto». «Per vincere bisogna essere concreti più che giocar bene» è la filosofia di Max. I pronostici gli giocano contro e nemmeno questo cenno di cronaca sembra turbarlo. «Si parte comunque dallo 0 a 0» commenta serafico anche se non dimentica alcuni dati essenziali che giustificano l'Inter super favorita. «Hanno realizzato 28 gol e subiti 7, vinto 11 delle 12 ultime partite, schierano i quattro migliori attaccanti, hanno dei buoni tiratori da fuori area, concedono poco e nelle conclusioni in porta sono primi» l'elenco dei pregi interisti messi in fila uno dopo l'altro.
E allora come si scala questa Inter? Max punta sui duelli individuali. «A Parma ne abbiamo vinti pochi e abbiamo rischiato di perdere» ammonisce. E poi probabilmente sulla perfomance resa col Napoli
(in dieci per larghi tratti). «Dobbiamo stare dentro la partita per 95 minuti e resistere quando ci sarà la tempesta» il consiglio che tiene conto dello scontato piano partita di Chivu, partire pancia a terra. E non preoccupa certo l'assenza di un centravanti di ruolo (Gimenez e Athekame sono gli unici assenti). «Leao e Pulisic giocheranno insieme per la prima volta, in passato ho giocato senza un centravanti, ai tempi di Ibra c'erano Boateng o Nocerino che fungevano da 9» il ricordo che tiene probabilmente conto dell'ultima conversione di Leao («sta capendo che si misura con i gol la sua carriera»).
Per questo chiama a raccolta il tifo milanista, stuzzica Fofana («ha enorme potenzialità ma deve stare più attento») e Pavlovic («dentro l'area dev'essere più presente») e annuncia la presenza dal primo minuto di Rabiot «maturato molto in questa stagione». Gli manca solo di vincere questo derby che «garantirebbe una settimana tranquilla» spiega dimenticando l'effetto-viagra che avrebbe.